E venne avanti il figliuolo

“Salute, e lunga vita alle forze armate e a Mariano.” Sfregò la piuma del cappello d’alpino che teneva in mano e tanto fece che le appiccò fuoco.

di Deborah A. Simoncini - domenica 25 aprile 2021 - 1593 letture

Con Il Bell’Antonio di Brancati sotto il braccio, in bella vista, per darsi un tono, il generale Francesco Paolo atterrò all’aeroporto di Catania. Vide l’Etna e un brivido gli passò per la schiena.

Quando arrivò al 62° Reggimento Fanteria Sicilia in contrada “Valsavoia” il cortile era gremito da reclute chiassose. Su uno striscione all’ingresso in bella vista lesse: “Coprite bene ogni colpo di tosse o starnuto, diffonde il morbo.” Le cose non stavano andando al meglio e Francesco Paolo che da giorni non rivolgeva la parola a nessuno, era giù di corda, ma si rimboccò le maniche dell’uniforme e agitando le lunghe braccia a mulinello si mise a gridare: “Agitare, puntare e vaccinare, ricordate, agitare e puntare, poi vaccinare.”

Altra cosa veramente importante, pronunciate correttamente le parole magiche: “Salute, e lunga vita alle forze armate e a Mariano.” Sfregò la piuma del cappello d’alpino che teneva in mano e tanto fece che le appiccò fuoco. Si sentì un po’ in imbarazzo e dovette farsi prestare un altro cappello per spegnerlo.

Concluse dicendo: “La foglia di platano in assoluto è la migliore per ripulirsi, ampia e morbida. Vanno bene anche il tiglio e il ciliegio, nonostante le dimensioni. Pessima quella di nocciolo, piccola e ruvida al contatto con i glutei.” Diede infine l’ordine di incominciare a distribuire caramelle.

“Quel generale, con le sue decorazioni da Halloween, è un incubo. Non c’è da stupirsi che nessuno lo sopporti.” Mariano fece irruzione con il terrore dipinto in volto, ebbe appena il tempo di entrare di corsa. Un migliaio di pipistrelli sorvolarono in bassi stormi neri il cortile. Tutti gli sguardi si puntarono su Francesco Paolo. Si scatenò il finimondo. Esplosero diversi petardi. “Riportate i ragazzi subito nei loro alloggi, nelle caserme, immediatamente!” tuonò il generale Guerra che a fatica riuscì a ripristinare il silenzio. “Seguitemi! Rimanete uniti e non abbiate timore alcuno. Seguite i miei ordini. State vicini a me. Fate largo …”

Afferrata la chiave fatti uscire tutti chiuse la porta d’accesso al cortile e la sprangò. Si sentì un acuto grido di terrore che raggelò il sangue nelle vene, senza sapere da dove provenisse. Mariano stava rannicchiato contro la parete. Aveva tutta l’aria di essere sul punto di svenire. “Dai, corri, corri!” Ma, era come paralizzato, incollato al muro, la bocca spalancata per il terrore. Si accasciò al suolo. Tremava e gli mancava il fiato.

Matteo era appena giunto in tempo. Ne aveva visto di tutti i colori, solo a forza di spintoni era riuscito a salire su un tram stracolmo da scoppiare. Quando tra lo stridere lamentoso dei freni scese alla stazione fu investito da una pioggia sferzante. Tra sé e sé pensò: avrei fatto prima ad arrivare in bicicletta.

Una volta entrato nella sala, il volto stanco e inespressivo, imbranato e in preda al panico, si accasciò su un tavolo, per poi crollare a terra svenuto; emise un flebile gemito e si tenne una mano premuta sul petto. Gli lanciarono uno sguardo rapido e penetrante. Si voltarono a guardare e sentirono una vocina emergere dall’ombra. “Vi prego … siete venuti a cercare me …?”

Finalmente Matteo, con un ghigno di trionfo, riuscì a mettersi in piedi. “Se non mi trovavate sarei morto. Non avrei avuto il tempo di andare a chiamare nessuno. Stavano per uccidermi.” Cercò di sembrare disinvolto. Mariano, le labbra secche e rosse chinò la testa. “Di fronte a me avevi preso l’impegno a non consumare bevande alcoliche.”

Matteo assunto un atteggiamento altezzoso gli rispose: “Penso sia una cosa assurda” e poi aggiunse in tono scherzoso “ io sono astemio, ma confermo che bere una quantità ragionata di bevande forti altera in modo ragionevole il vedere la vita in positivo. Le bevute quotidiane alla fine di una giornata, piena di problemi e triste, danno alle cose un aspetto più gioioso e un contributo inestimabile per le relazioni sociali e l’eloquenza.”

Detto questo disse a Francesco Paolo: “Fino adesso non ho obiezioni a farmi governare da Mariano, ma chiedo di istituire un nuovo corpo di fanteria da me controllato e aggiungo: i miei uomini porteranno la barba e berranno alla salute del presidente stando seduti. Nessuno potrà dire quando finirà questa disavventura e chissà come sarà ridotto il mondo. Se non vinciamo, non voglio più vivere, ma vinceremo. Sono entrato in possesso di libri con cifre e codici segreti. Saranno l’arma vincente. Non ho informato il consiglio dei ministri, ho preferito mantenere il segreto.”

Francesco Paolo, inumidì le labbra con la lingua e si ricordò di quando aveva firmato per diventare ufficiale, chiedendosi se non avrebbe fatto meglio a diventare psichiatra. Era stato uno studente modesto e per due volte si era ritirato da scuola. Gli insegnanti si irritavano per le evidenti capacità disattese dalla pigrizia e dalla mancanza di interesse che mostrava. L’intelligenza pura e semplice gli sarebbe bastata in seguito a portarlo in testa alla sua classe nella scuola allievi ufficiali di Serracapriola, tra una settantina o ottantina di cadetti.

Alla fine dell’addestramento quando era passato al fronte orientale aveva rischiato di morire almeno quattro volte. La prima una scheggia gli scalfì la calotta cranica. Poi a bordo di un aereo ricognitore era stato attaccato da un caccia e paracadutatosi senza aver tolto le cuffie aveva rischiato di finire impiccato. Gli anni di Accademia militare ne avevano temperato l’irruenza giovanile, ma senza trasmettergli l’eleganza aristocratica dei modi. Rimasto rozzo e con la voce chioccia, l’energia traspariva dall’espressione del volto, dagli occhi scintillanti, dai moti rapidi e decisi.

I comportamenti vanno governati dalla ragione e ogni irrazionalità va eliminata. Matteo è pieno di desideri insoddisfatti e sarà travolto dagli scandali e dalle denunce, mentre la mia app salvavita darà vita a una delle aziende tech più ricche e innovative. Ci sono in palio milioni di euro e io so combattere sia con la legge che con la forza. Aperta la porta e senza scambiare nemmeno una parola, con uno sguardo d’intesa rivolto a Mariano, indicò a Matteo l’uscita.


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