Sei all'interno di >> :.: Primo Piano | Comunicazione |

E i discorsi sugli assetti federalisti dei partiti?

I casi di Caltagirone e Napoli impongono una seria riflessione sul cosa sono oggi i partiti.

di Emanuele G. - martedì 1 febbraio 2011 - 2686 letture

All’indomani di tangentopoli si giurò di cambiare passo in riferimento al modello organizzativo dei partiti. I partiti - si era detto allora - avrebbero dovuto abbandonare il modello centralista per abbracciarne uno più vicino ai tesserati e ai cittadini. La parolina magica fu individuata nel termine federalismo. In sintesi, il partito non è più un’entità verticistica, piuttosto un accordo fra vari livelli territoriali liberi di organizzarsi come meglio credono per venire incontro alla base e interagirvi. In tale ottica, i vari livelli si riconoscono in un documento di sintesi (lo statuto definito "federalista") e non invadono le relative sfere di competenza.

Allora perché il Segretario Regionale del Pd siciliano Lupo ha commissariato il circolo di Caltagirone reo di aver consultato la base circa il gradimento dell’accordo fra il Pd e Lombardo?

Lo stesso si può dire per il commissariamento deciso da Bersani nei confronti degli assetti organizzativi del partito a Napoli a seguito delle contestate primarie che dovevano indicare il candidato del Pd per la corsa alla più ambita poltrona di Palazzo San Giacomo.

Queste vicende sono la cartina di tornasole della crisi della politica che si sostanzia nel generale sbandamento dei partiti incapaci di darsi un modello stabile e condiviso. Accenniamo brevemente ai modelli di partito che abbiamo in Italia. Esiste il modello leaderistico, cioè un partito fondato sulla figura di un leader assoluto. E’ il caso del Pdl o dei finiani. Ci sono partiti dimensionati su un’organizzazione territoriale ristretta, l’Udc ad esempio, oppure a macchia di leopardo. L’Idv rietra in questa casistica. Ben inteso l’espressione "macchia di leopardo" si riferisce a un partito presente a spazzi sul territorio oppure orientato alla discussione di argomenti politici ben definiti. Altri ancora hanno sviluppato un assetto per così dire "federalista", ma in sintesi sono centralisti oppure il termine serve per coprire criticità interne. Alla prima categoria appartiene la Lega, alla seconda il Pd.

Addentriamoci nel dibattito utilizzando il paradigma classico su cui si basa l’azione di un partito. Esso - mi riferisco al paradigma - è composto dalle seguenti voci: comunicare, parlare , orientare e organizzare. Un partito realmente federalista cosa dovrebbe dunque fare?

COMUNICARE - L’ambito del comunicare è aspetto esiziale per un partito che si dice federalista. L’azione del comunicare ha tre direttrici principali: l’interna alla struttura a cui si riferisce, l’interna al partito a cui fa riferimento e all’esterno.

La prima favorisce la democrazia in seno al circolo territoriale perché attiva i due prossimi step, parlare e orientare, e migliora gli assetti organizzativi. Da tenere in considerazione che l’azione del comunicare impedisce fenomeni degenerativi quali il distacco base/direzione oppure la nascita di procedure oligarchiche.

La seconda attiva tutta una serie di input/output fra i vali livelli in cui si articola l’organizzazione di un partito. I livelli sono: locale, provinciale, regionale e nazionale. La comunicazione, in questa fase, svolge una funzione vitale. Assicura un miglioramento operativo fra i succitati livelli contribuendo a integrarli. Così che il partito è davvero in grado di essere un soggetto politico coeso e omogeneo.

La terza, ed ultima direttrice, è quella che parte dal dentro e collega il partito con l’esterno. E’ un momento delicato perché ciò da comunicare deve essere scelto con intelligenza e tatto. Facendo attenzione al livello territoriale a cui fa riferimento.

Ad esempio un consigliere regionale è meglio che parli di cose riguardanti il livello regionale lasciando agli organi provinciali e locali di comunicare cose relative a tali ambiti.

Quando un livello comincia a comunicare cose non appartenenti al proprio livello si rischia una spiacevole invasione di campo e di ingenerare nella base confusione.

Ciò, inoltre, contribuisce a rendere chiara la comunicazione istituzionale del partito verso l’esterno.

PARLARE - E’ un handicap della politica italiana. La verità è che i nostri politici quando parlano fanno spesso confusione fra la propria opinione e la riflessione sulle cose che accadono. Ingenerando - spesso e volentieri - disorientamento nei cittadini. Il federalismo dovrebbe essere, al contrario, il modello di partito capace di interpretare al meglio la realtà e renderla leggibile a noi.

Pertanto, il parlare si evolve su caratteristiche di estrema semplicità. Quali?

- La dizione deve essere rotonda e l’eloquio calcolato sul rapporto di parole che si possono profferire nello spazio temporale di un minuto;

- La costruzione della frase ha la necessità di rappresentare con icastica sinteticità lo stato dell’arte della cosa che si vuole comunicare;

- La parte iniziale dell’intervento deve essere incentrata sulla descrizione oggettiva di ciò per cui si interviene. Noi vogliamo ottenere tutte le informazioni disponibili per costruirci la nostra conseguente opinione;

- Dopo, solo dopo saremo interessati alla posizione ufficiale del partito. Le posizioni personali non sono di minimo interesse perché allora tutto si riduce a una circolazione di riflessioni di carattere personale. Il risultato non è di nessun sostanziale orientamento;

- L’azione del parlare presuppone che chi parla sia a conoscenza del fatto oggetto del suo intervento. Questo contribuisce ad elevare la soglia di probabilità che l’azione del parlare abbia successo;

- Naturalmente se si parla avendo come ambito di riferimento il livello locale le modalità da usare sono quelle del contatto umano.

- Invece, salendo di livello bisogna cercare di utilizzare quegli strumenti che agevolano la diffusione quanto più ampia del messaggio e l’interazione fra chi produce comunicazione e chi la riceve;

- Un’ultima considerazione. Il modo di parlare cambierà a seconda del livello territoriale in rapporto a cosa si vuole comunicare. A livello locale il parlare è quasi un atto di fidelizzazione ad personam, mentre si tenderà a una generalizzazione molto accentuata in modo da attirare l’interesse di quante più persone se il livello territoriale si sposta dal provinciale in poi.

ORIENTARE - Orientare, ossia attivare - mediante la comunicazione e il parlare - tesserati, simpatizzanti e cittadini non è cosa facile. Tutt’altro. Ci riuscivano i partiti di massa attivi fino alla fine degli anni ottanta. Essi sapevano ben individuare le "idees forces" che orientavano il comportamento della base. Ora non è più così. Sempre meno cittadini di mobilitano. O per meglio dire si mobilitano in modo differente. Prima l’unico mezzo di orientamento era la manifestazione pubblica. Oggi si preferisce un meeting veloce o un sit-in oppure una mobilitazione via internet.

Quindi cosa ci vuole per orientare e mobilitare la gente?

Due "tools" piuttosto scontati, ma ardui da costruire con definita precisione. Mi riferisco al comunicare e al parlare. In precedenza ho già approfondito alcuni temi. Ci ritorno.

Il comunicare è l’hardware dell’informazione fra politica e società, il parlare, se vogliamo semplificare, il software. Per meglio spiegare. Il comunicare rappresenta le condizioni preliminari che il parlare sostanzia in un atto concreto.

Chi intende comunicare e parlare in politica, è evidente, è obbligato a dotarsi di uno schema operativo che definisco delle "5 doppia vu inglese": who, what, when, why e where.

* Who (chi in inglese) indica la persona di cui si parla nell’azione del comunicare e parlare o la persona a cui ci si rivolge;

* What (cosa in inglese) si riferisce all’evento di cui si parla o dell’oggetto dell’intervento destinato ad orientare il consenso;

* When (quando in inglese) fornisce la coordinate temporali di riferimento;

* Why (perché in inglese) spiega il perché del fatto oggetto dell’intervento o, anche, perché ci si deve mobilitare;

* Where (dove in inglese) indica i luoghi di svolgimento del fatto oppure dove avrà luogo la mobilitazione.

Ripeto, orientare non è azione assolutamente banale. Ma in un sistema informativo che premia la quantità alla qualità bisogna arrivare ad orientare la base e i cittadini con strumenti comunicativi diretti e metodologie sintetiche.

ORGANIZZARE - In questi ultimi mesi ho riflettuto sul modello di organizzazione che un partito federalista deve assumere a livello locale. Ho reso partecipate di queste idee parecchie persone a tutti i livelli. Tale fitta corrispondenza mi permette di ipotizzare un soggetto politico così “costruito”:

A) Il carattere della cittadinanza politica in seno al partito deve essere basato sul principio della partecipazione attiva e non della classica adesione;

B) La tessera deve attestare la partecipazione alle attività del partito e deve essere collegata all’iscrizione presso l’ufficio elettorale del partito. Questo organismo gestisce l’insieme delle dinamiche elettorali. Il tesseramento può essere di due tipi:

1. Tesseramento attivo;

2. Tesseramento indipendente (per rendere realmente aperto il partito alla cittadinanza).

C) Non deve esistere alcun coordinamento cittadino, ma semplicemente un’assemblea cittadina a cui possono partecipare anche cittadini che si siano tesserati come indipendenti;

D) Chi riveste cariche istituzionali (consigliere comunale, assessore o sindaco) non può partecipare all’attività di partito. Chi ha cariche istituzionali deve destinare tutto il suo tempo per esercitare appieno e con coscienza il proprio mandato istituzionale;

E) Lo strumento delle primarie deve diventare lo strumento principale della dialettica interna al partito;

F) All’inizio di ogni anno ci sarà l’aggiornamento delle liste elettorali che possono prevedere, come ho già detto innanzi, la presenza di indipendenti. Quelli che si iscrivono alle liste elettorali possono partecipare all’elettorato attivo e passivo in relazione alle primarie. Chi si vuole candidare alle cariche interne ed esterne del partito dovrà semplicemente avanzare la propria candidatura senza dover raccogliere le firme per presentare la sua candidatura. Infatti, il rischio sarebbe di creare un rapporto di affiliazione personalistica fra chi raccoglie le firme per presentarsi alle primarie e chi firma per appoggiare la candidatura alle primarie. Ricreando di fatto il meccanismo delle correnti che devono essere del tutto abolite e escluse;

G) Il coordinatore cittadino sarà coadiuvato dall’assemblea cittadina;

H) L’assemblea cittadina può decidere di costituire gruppi tematici in base alla situazione operativa del partito e alla realtà cittadina;

I) La sezione sarà aperta alle necessità della città in base del principio della partecipazione attiva;

J) Uniche cariche ammesse, oltre a quella del coordinatore cittadino, saranno quelle di responsabile dell’ufficio elettorale cittadino e del tesoriere. Anche qui sarà utilizzato il metodo delle primarie, mentre la loro elezione sarà concomitante a quella del coordinatore cittadino.

Un modello di partito che ha queste caratteristiche può essere realmente “utile” al rilancio di una politica intesa come funzione aperta in quanto:

Punto primo - Evita il controllo delle tessere. Controllo che azzera una reale dialettica interna al partito;

Punto secondo - Impedisce la sedimentazione di oligarchie interne le quali hanno come obiettivo finale la mera sopravvivenza;

Punto terzo - Non consente che le decisioni siano prese da poche persone, interessate a realizzare un interesse privato nelle medesime;

Punto quarto - Realizza un controllo diffuso sull’operatività del partito. Ciò motiva tutti gli aderenti ad essere parte attiva e a meglio radicarlo sul territorio.

Può darsi che un modello di partito così delineato sia irrealizzabile, ma sentiamo tutti noi quanto la necessita di innovare profondamente la politica e le sue dinamiche. E’ venuto il momento di applicare quanto pensato sulla carta nella pratica politica di ogni giorno.

Concludendo, suggerisco ai partiti di non porre in atto dinamiche schizoidi che hanno come unico risultato tangibile il disorientamento di noi cittadini. Anzi, i partiti di oggi sono poca cosa e di conseguenza al fine di dare un grado accettabile di plausibilità alla loro azione si dovrebbero concentrare su alcune cose essenziali. Si chiarirebbe la loro azione dando maggiore leggibilità a un quadro politico impregnato di appiccicosa rugiada mattutina.


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -