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Desmond Tutu rende omaggio a Steve Biko nel 30° anniversario della morte

Ma chi era Biko? Era un militante nero del Sudafrica ed una delle grandi figure della lotta contro l’Apartheid...

di Thierry Abdon AVI - venerdì 19 ottobre 2007 - 3803 letture

L’arcivescovo sudafricano anglicano Desmond Tutu, premio Nobel per la pace, ha reso omaggio, in un discorso pronunciato lunedì 8 Ottobre 2007 nella regione del Capo, al ruolo svolto per la lotta contro la segregazione razziale dall’ex dirigente della Coscienza Nera Stephen Bantu Biko.

Ma chi era Biko? Era un militante nero del Sudafrica ed una delle grandi figure della lotta contro l’Apartheid.

Nato il 18 dicembre 1946 a King William’s Town nella provincia del Capo, Steve Biko ebbe ben presto a che fare con la politica a causa di suo fratello, fermato nel 1963 per attività di militanza contro la segregazione razziale. Nel corso degli studi di medicina all’Università del Natal venne eletto membro nel Consiglio rappresentativo degli studenti neri e nel 1967 fu delegato alla conferenza del National Union of South African Students (NUSAS) all’Università di Rodi. Benché d’ispirazione non violenta, la sua filosofia militante fu più radicale di quella dell’ANC (African National Congress) di Nelson Mandela. Nel 1969, all’Università del Nord vicino a Pietersburg, partecipò al fianco di molti studenti neri del Natal alla creazione del South African Students Organisation (SASO), movimento composto da studenti che seguono la filosofia della Coscienza Nera (Black Consciousness). Venne eletto primo presidente di questo sindacato studentesco e nel 1972, fondò la Black Peoples Convention (BPC), versione post-studentesca della SASO. Nel 1973, venne messo al bando ed assegnato a residenza sorvegliata nella sua regione del Capo Orientale. Gli fu vietato di tenere discorsi in pubblico e di parlare a più di una persona contemporaneamente. In questo periodo i desideri d’emancipazione dei giovani neri, che respinsero i principi di moderazione e d’integrazione auspicata dai loro genitori nei confronti dei bianchi, gli consentirono di avere con se sempre più militanti. Nel giugno 1976 quest’evoluzione condusse dapprima ai sollevamenti popolari in tutte le townships (bidonville) del paese, al punto di far aumentare la repressione da parte delle forze di sicurezza che, in seguito, provocò la sommossa degli studenti e degli scolari contro l’imposizione dell’istruzione in Afrikaans (lingua derivata dall’olandese) che sfociò nell’efferato massacro di Soweto.

Per la durata di centouno giorni Biko fu tenuto in un luogo segreto con il divieto di spostarsi; tuttavia sfidando tali divieti girò clandestinamente la regione del Capo Orientale. Fu in questo periodo che si formò un legame d’amicizia con il giornalista progressista Donald Woods, che scriverà poi la sua biografia dalla quale si è ispirato il regista Samuel Richard Attenborough per realizzare il noto film “Grido di Libertà”.

Il 6 Settembre 1977 Steve Biko venne fermato ad un posto di blocco dalla polizia sudafricana ed arrestato. Durante la prigionia nel carcere di Port Elizabeth, ed in seguito alle torture subite, riportò una grave lesione al cranio, presumibilmente per un colpo di spranga, e il 12 Settembre 1977 morì durante il trasferimento verso un’altra prigione.

Le fonti ufficiali della polizia sostennero che il decesso era stato causato da un prolungato sciopero della fame.

Il premio Nobel Desmond Tutu paragona la morte brutale di Biko nelle mani della polizia sudafricana a quella di Gesù Cristo, perché, come Lui, è morto per una buona causa: "E’ morto per darci la libertà. L’altro giovane uomo ad aver sacrificato la proprio vita per noi è stato Gesù Cristo", ha dichiarato, ricordando che 30 anni fa le persone dovevano armarsi di coraggio per partecipare ai funerali di Biko.

Ha raccontato come lui stesso, con la moglie ed altre persone, furono aggrediti mentre prendevano l’autobus per andare ai funerali del diffusore della Coscienza Nera. Nel frattempo la polizia impediva a tutti i manifestanti di partecipare a questo raduno.

Secondo Tutu, Biko sarebbe felice di constatare che oggi molte cose sono cambiate nel paese dell’arcobaleno. "Ero presente 30 anni fa, durante i funerali, un po’ più giovane di ora. Steve deve certamente sorridere osservandoci tutti qui ", ha detto l’arcivescovo rivolto alla folla.

"No! no! no!” ha esclamato il premio Nobel, come per ribadire che queste ingiustizie non devono più accadere, sfoggiando un ampio sorriso con lo sguardo rivolto alla grande immagine che ritrae il fautore della Coscienza Nera appesa davanti al commissariato di polizia di Port Elizabeth dove Biko morì per le percosse ricevute.

L’arcivescovo ha descritto Biko come un giovane uomo straordinario che riusciva a coinvolgere tutti con il suo entusiasmo, un entusiasmo che ha aiutato anche i bianchi che pensavano di essere migliori degli altri, a ritrovare la loro umanità. "Siamo tutti uguali. Dobbiamo rispettare noi stessi e rispettare gli altri”, ha affermato.

Tutu pronunciava queste parole lunedì 8 Ottobre nel corso di un servizio di Azione di Grazia dedicato a Biko al Victoria Grounds, all’est del Capo dove 30 anni fa si svolsero i suoi funerali.

E’ doveroso ricordare anche che Steve Biko fu picchiato a morte nei locali della polizia.

Fu poi trascinato quasi nudo, legato alla parte posteriore di un furgone che da Port Elizabeth nel Sud raggiunse la prigione di Pretoria nel nord, percorrendo una distanza di oltre 1.000 chilometri.

La sua morte avvenuta nel settembre 1977 scandalizzò la Comunità internazionale che da quel momento si dichiarò apertamente contro il regime sudafricano della segregazione razziale.


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