Del tempo libero della solitudine

È la solitudine a suscitare la nostalgia irresistibile di vite non vissute, riconoscendo come le persone sensibili sono più felici e infelici delle altre...

di Massimo Stefano Russo - mercoledì 21 settembre 2022 - 2476 letture

La solitudine come scelta e condotta di vita, nella disponibilità di gran quantità di tempo libero, può essere forma di ritiro o rifugio, dove con intensità di manifestano molte emozioni negative. Quali effetti produce la solitudine? Vivere fuori dal mondo è una possibilità, un desiderio legittimo che si può trasformare in una condanna.

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Caspar David Friedrich, Il Viandante sul mare di nebbia ( Der Wanderer über dem Nebelmeer) olio su tela – realizzato nel 1818 e conservato alla Hamburger Kunsthalle di Amburgo

Come ci si immagina la solitudine e i motivi che la determinano? Nella solitudine si sta con se stessi, convinti che esplorare il microcosmo umano faccia comprendere meglio il mondo esterno. Montaigne considera la solitudine la via maestra, alla scoperta della vita interiore dell’io, nel ripensare se stesso senza escludere l’altro. Il rischio è che l’intellettuale solitario, chiuso in se stesso, nel suo studio, rimanga isolato, incapace di guardare il mondo.

Per Pascal il silenzio è il grado zero della solitudine, condizione basilare per orientarsi nel lungo il percorso interiore. La compagnia e la vita sociale vanno seguite con distacco, consapevoli di non poter offrire molto. I colloqui e i rapporti cattivi corrompono. Nella solitudine si sceglie di rimanere permanentemente distanti, distaccati dagli altri. Si privilegia la propria interiorità, messa al primo posto nella gerarchia dei valori.

Per Rilke la solitudine va amata, aiuta nelle circostanze dolorose della vita. Da esperienza interiore la solitudine aiuta a dare senso alla vita di ogni giorno e distinguere le cose essenziali dalle inessenziali. Riflettere e meditare è importante.

La solitudine che fa ritornare nella vita interiore e nel silenzio consente di sottrarsi all’egoismo, all’indifferenza, alla mancanza di amore. Molte tentazioni ci impediscono di realizzare i valori autentici del vivere riconoscibili nella comunione, il dono, il partecipare al destino degli altri, immedesimandosi nelle loro gioie e sofferenze.

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Edgar Degas, L’assenzio, 1875-76, Parigi, Musée d’Orsay

Ogni giorno inconsapevolmente viaggiamo. La meta è la nostra conoscenza interiore, con le emozioni e i pensieri che ne fanno parte nel ricercare la solitudine che è in noi. Nietzsche invita ad allontanarsi nella solitudine ed evitare il fracasso.

L’isolamento-relazione si riscontra più nelle donne rispetto agli uomini: gli uomini percepiscono più la solitudine sociale, le donne quella emotiva. Nell’isolamento si ha la disconnessione collettiva. La solitudine, da cui deriva dolore e sofferenza, va considerata da una sequenza ampia di prospettive.

Per molto tempo la sua complessa sfaccettatura, in relazione alla salute mentale, è stata ignorata. La relazione tra depressione e salute rimane problema aperto. Le persone sole hanno uno stile di vita scostante, chiuso e polarizzato su se stesso, senza desideri e speranze di cambiamento, facilmente si trascurano.

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Edvard Munch, Sera nel corso Karl Johann, 1892, Bergen

Cosa accade se ci rendiamo inaccessibili agli altri? La solitudine, che temiamo come la peggiore infelicità, l’isolamento e l’assenza di relazioni sociali mettono a rischio la vita. Viviamo troppo connessi e troppo isolati, avvolti nel vasto spazio di un mondo virtuale. La solitudine, dalla natura sfuggente, le cui cause remote hanno manifestazioni poco chiare, quale condizione esistenziale della contemporaneità, insidia la nostra epoca. A poco a poco si sgretolano i legami ed entra il crisi il capitale sociale.

Nell’individualismo, scelta ideologica cardine della modernità, si ha l’autodeterminazione e l’autorealizzazione della persona. L’uomo moderno si trova solo, una volta liberatosi dal dominio degli ordini gerarchici e dalle imposizioni tradizionali. Nell’immaginare un mondo nuovo si ritrova in una vita solitaria e si scopre amareggiato e deluso. La liberazione si ripresenta quale detenzione, nel tendere all’individualismo, all’interesse personale che rifiuta la compassione e la solidarietà.

Come si presenta oggi la solitudine? C’è una solitudine liberale installata nel liberalismo. Quali le figure della solitudine contemporanea?

Il Giappone, patria dell’isolamento sociale, vede nella figura degli hikikomori i preadolescenti autoreclusi che abbandonano il mondo e vogliono stare con sé stessi. Un esilio volontario nella propria camera. C’è chi muore di solitudine, ma sempre più si muore in solitudine. La solitudine dilaga come problema sociale e il governo inglese ha dato vita a un ministero per la Solitudine. L’individualismo e il narcisismo esasperato nei social media alimentano la solitudine.

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Edward Hopper, Automat – 71 cm x 91 cm – 1927

Come rispondere al malessere presente? Nella solitudine si ha l’assenza di significato e la difficoltà di trovare uno scopo da assegnare al vivere. La voce nella solitudine ha sonorità diverse e chi vive solo teme il risuonare dell’eco della propria voce e per questo ha difficoltà a parlare, o scrivere a voce alta. In solitudine la vita diventa fragile, esposta alle ferite.

Cos’è la solitudine, come possiamo capirla? Vanno distinte varie forme di solitudine. La solitudine di chi si isola e allontana volontariamente dal mondo sociale, isolato, chiuso, imprigionato in se stessi è diversa dalla solitudine di chi si ritrova da solo, isolato, escluso, emarginato. L’interiorità anima la solitudine, vi si nasconde la vita segreta e tutta la ricchezza umana. L’isolamento che incanta azzittisce il timbro vocale, ma si rischia di naufragare, aridi e insensibili. La solitudine, estranea e oscura, assume molti significati. Apatia, indifferenza, noia, noncuranza appartengono all’isolamento, indifferenti alle relazioni umane. Spesso sono le condizioni sociali angoscianti a imporre l’isolamento.

Nel tempo pandemico, limitati nella mobilità, impossibilitati a uscire liberamente di casa, la solitudine ha assunto significato specifico. Esistono le solitudini più che la solitudine.

L’immagine della solitudine del mondo sacro richiama alla riflessione, al meditare interiore, rivolti alla divinità. La solitudine monastica nobilita l’isolamento, in forma di preghiera contemplativa, alla ricerca della pace interiore.

Nella solitudine, universo inafferrabile, si riconosce un problema irrisolto. La noia diventa indicativa del male di esistere, esprime egoismo e aridità. La solitudine profonda che disorienta e intristisce va rispettata, soprattutto se diventa dolore. Va considerata esperienza realmente vissuta, che si manifesta come frutto personale nello svelare il senso del tempo. Come capire la solitudine e i suoi significati? Il segreto bisogna lasciarlo rivelare, ma si hanno misteri che senza consentire lo svelamento, lasciano supplichevoli e disperati a soffocare.

Nell’isolamento si ha la saggezza e la quiete di chi c’è portato e l’ha scelto. Ci si affida all’intelletto, spronati dalla memoria vivida nell’esprimere in sé ricordi ed emozioni forti, profonde, per capirsi. Cosa motiva il comportamento isolato? Si desidera trovare uno stile di vita in qualche modo piacevole, col silenzio consapevolezza abituale. La solitudine che pietrifica annienta, blocca la mente, come forma di ispirazione, diventa accettazione, libera dall’ansia, placa l’inquietudine impaziente, rende calmi, quasi felici. Vivere isolati in solitudine, senza trovare niente quale fonte di speranza, porta ad accorgersi di non possedere nulla che valga la pena di sostenere e difendere, meritevole di amore.

La solitudine è qualcosa che si crea, ma soprattutto si subisce negativamente nell’isolamento che sottrae il proprio essere presente. Nel voler vivere in solitudine si desidera rinunciare al desiderio; vocati alla solitudine per scelta, i pensieri vibrano e rintoccano dentro di sé e nel silenzio ci si mette in ascolto di se stessi per sentirsi in pace.

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Giovanni Fattori - Tramonto sul mare - 1894-1900

C’è una bellezza e una dolcezza del silenzio che soffia nelle orecchie e sugli occhi, ma di fronte al vuoto improvviso, con lo stato d’animo cupo, ci si irrigidisce e gli occhi si aprono fissi e dilatati. Sono i pensieri inutili, confusi, rapidi, ripetitivi a far sfumare improvvisamente la serenità.

La solitudine nel far parte di noi, in un sistema sempre più intricato e complesso, annulla la trama di relazioni che ci avvolgono, ma non interiorizzata, è inconsciamente rifiutata, spaventa. La paura di stare soli, quando tutto si ferma, induriti nei movimenti che si fanno difficili, fa temere l’isolamento, nel ritrovarsi disarmati nel profondo, dal mistero del tempo che turba e svia nel suo trascorrere incessante. L’invecchiamento, il disfacimento, lento che tra pieghe e rughe, consuma e appassisce il corpo in declino, diventato ormai un peso, mentre esausti, dolenti, scuotendo la testa, si desidera non pensare, ma solo scomparire, stanchi di esistere. Come fare a sentirsi risollevati, quando il futuro, sganciati dai piaceri e desideri della vita, diventa solo un duro cammino, senza avere niente da fare, all’improvviso vecchi? Immersi nella solitudine lo scenario è l’isolamento dove, come in una gabbia, ci si ritrova imprigionati.

La concezione della solitudine con le nuove tecnologie ha completamente cambiato lo scenario; si è affermata una nuova realtà effimera, nell’illusione di appartenere, grazie ai social, a una comunità che ha qualcosa di unico. La presenza consistente del silenzio che trasmette un senso di calma, permette di vedere e di sentire tutto quello che c’è da vedere e da sentire, nel desiderio soprattutto di stabilità e sicurezza.

La solitudine protegge ma può anche intralciare e, mancando le necessarie relazioni, impedire di intervenire, senza essere all’altezza della situazione.

Nella solitudine, nel trascorrere delle ore, si è convinti di padroneggiare il proprio tempo. Il mondo fondato sulla lunga durata è un residuo fuori dal tempo. Il linguaggio della solitudine, chiusi nel silenzio, profondamente concentrati su se stessi, si compone di immensi sospiri, nel riassumere mentalmente la vita in frammenti privi di significato, distruggendo sé e i propri desideri. Per venir fuori dalla confusione, spesso incapaci di decidere rispetto a quale direzione intraprendere, si sceglie l’isolamento e la solitudine.

Il mondo grigio, ridotto a miseri materiali elementi quantitativi, fa vedere speranza, felicità e nostalgia quali sensazioni provate in rari momenti, nello scoprirsi con gioia e sollievo legati alla vita. A torturare e turbare la propria pace, nel continuare a pensare, vengono le domande senza risposta: e adesso cosa succederà?

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James Ensor, Autoritratto con maschere, 1889, Aichi, Ménard Art Museum

La solitudine comporta il venir meno dell’empatia e le esperienze digitali meno intense e profonde, fanno respirare individualismo e narcisismo, nel perdere il bisogno reciproco di legami che diminuiscono progressivamente. Si può amare la solitudine? Il silenzio da muta azione rivoluzionaria può riequilibrare la vita. L’autocoscienza dà all’uomo la capacità di pensare se stesso, di guardarsi dentro, di ispezionarsi, capace di introspezione specifica e ritrovare una dimensione contemplativa della vita. La fragilità definisce la condizione umana.

Quando si avverte il bisogno della solitudine? Il termine solitudine lo si può declinare in vari modi. L’introverso che tende a isolarsi, accetta di rimanere da solo, mentre l’estroverso necessita dell’altro, come avesse timore dell’isolamento. La solitudine come bisogno si lega a molte variabili. Se nel tempo c’è il fare e l’attesa del rinnovamento, è il buon senso a diluire i desideri.

Nei confronti della solitudine, dove si raccoglie il passare della propria vita, ci sono dei pregiudizi. C’è un segno distintivo della solitudine, nel tenere in debita considerazione solitudine e isolamento. Gli ultimi anni hanno visto studiosi di diverse discipline cominciare a occuparsi esplicitamente dell’argomento.

Com’è cambiato l’atteggiamento nei confronti della solitudine questione complessa da discutere e spiegare? La solitudine, non è una eccezione, riguarda tutti gli esseri umani, nessuno può ritenersene libero. Cosa caratterizza la solitudine, da cosa dipende e quale ruolo ha? Come considerarla?

Sostanzialmente incide su di essa, in modo determinante, la qualità delle relazioni. La solitudine, da fenomeno tuttora conosciuto superficialmente, diventa possibilità molto concreta, qualcosa che nel prodursi singolarmente, stando a contatto disordinatamente, influenza a vicenda.

Cosa sappiamo e capiamo della solitudine? Quale il senso e cosa indica? La solitudine è diventata un problema degno di attenzione, in quanto chi è isolato e vive in solitudine e isolamento è facile stia male, sprofondato in cupi pensieri incontrollabili, muovendosi, mentalmente inquieto, in paesaggi oscuri dove temporeggia tristemente. I vizi più nascosti nascono e si coltivano in solitudine, con le parole che scivolano addosso senza lasciare traccia alcuna, resi indifferenti.

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Mario Sironi, Solitudine, 1925-1926, olio su tela, cm 98 x 82. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna

Nella solitudine, abituati alla solitudine e ai suoi rituali, c’è l’attesa di chi dispone di molto tempo, ma il bisogno della solitudine, per esprimersi al meglio, appare chiaro nel desiderio di creare artistico. Un vantaggio della solitudine consiste nel consentire di accedere a delle opportunità altrimenti, nell’essere sviati dalla presenza altrui, impossibili da riprendere in considerazione. La solitudine, nel congedarsi dal mondo esterno, può diventare espressione concreta di un’esistenza desolante. Assente la presenza dello sguardo dell’altro, nessuno si accorge dell’altrui e propria esistenza.

Scopo dell’esistenza umana è vivere nel modo più confortevole e il più a lungo possibile, ma c’è chi senza rendersene conto spreca la propria vita, appellandosi alle passioni che rendono vitale l’essere umano.

Quali le caratteristiche della solitudine? Quali valori ha la solitudine? La solitudine come scelta e stile di vita imbocca una strada diversa nel voler difendere il diritto all’isolamento e al silenzio che ha una sua sostanziale importanza.

Il senso comune pensa la solitudine come un tormento penalizzante la vita in negativo, ma c’è chi soffre, obbligato dalle circostanze, di fronte all’intensità vibrante di tutti gli altri, più o meno sconosciuti, che nel voler fare bella figura si ritrovano insieme a recitare la propria parte, mentre chi incapace di relazionarsi a essi si sente fuori luogo, perduto. Il disagio è dato dall’intensità di una stretta di mano, dal tono e dal volume delle voci, dagli occhi che si fissano nei propri, senza avere niente in comune, nell’aggirarsi, rimanendo in silenzio, irrequieti e nervosi. C’è soprattutto chi in solitudine appartato si ritrova in un operoso raccoglimento, altrimenti inconcepibile e ne apprezza l’effetto protettivo di fronte alla trepidazione e all’angoscia, trasmessi dal mondo esterno. È la solitudine come scelta che diventa così un elemento di forza nel mobilitare le proprie risorse e riprendere in mano la propria vita.

Cos’è cambiato nella natura della solitudine? Il tempo della solitudine è un tempo diverso dove ci si richiama all’attesa fatta di minuzie e ai dettagli che assumono significato. La solitudine, in grado di gestirla e coltivarla, può rendere migliore l’essere umano nel desiderio di una vita confortevole, in contrapposizione a un mondo di rigidi principi, intolleranze e paradossi. La logica della paura porta a cercare aiuti e legami. Il sacro, irriducibile alla ragione e alle regole della logica, è il campo del mistero dove si manifestano i limiti e l’enigma dell’essere umano. In un mondo sempre più povero e omogeneo dal punto di vista naturale, le nuove tecnologie pervasive hanno accentuato la solitudine sotto varie forme.

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Sulla soglia dell’eternità (Vecchio che soffre), Vincent Van Gogh, olio su tela , 1890 – conservato al Museo Kröller-Müller di Otterlo

Alla mercé di istinti e passioni rapaci, avidi in modo incontenibile della vita, è facile soffrire inutilmente. Trovare la comprensione di sé attraverso la ragione distingue l’essere umano dagli animali e il pensare senza parole crea uno stato sentimentale che cerca di capire attraverso il silenzio.

La solitudine è un modo di stare al mondo che permette di gettare uno sguardo più ampio oltre lo spazio e il tempo, pensando al divenire futuro, pieni di immaginazione fluttuante. I valori diversi della solitudine li riconosciamo nel guardarci attorno, alla ricerca di risposte soddisfacenti, nel darsi da fare esistenziale. Nella solitudine la domanda di senso guarda alla realtà materiale, per misurarsi con essa, oltrepassandola, nello sfuggire alle prescrizioni, nel mettere insieme tutto e il contrario di tutto. Ci si imbatte nella solitudine quando manca la disponibilità dell’accoglienza, nel respirare un’aria generalmente neutra, intrisa di palpabile indifferenza, insoddisfatti senza corrispondenze.

La solitudine solleva, trasportati dall’essere concentrati, dà un senso di tranquillità ed eleva l’essere individualista di fronte alla realtà, nel prendere le distanze da tutti. È la solitudine a suscitare la nostalgia irresistibile di vite non vissute, riconoscendo come le persone sensibili sono più felici e infelici delle altre, con i dubbi che portano a conoscere se stessi e gli altri, nello scoprire la bellezza della vita. Se la vita intensamente vissuta si oppone alla solitudine esistenziale c’è differenza sostanziale tra l’essere effettivamente soli e il sentirsi soli, presi dai propri pensieri.


Per saperne di più

- V. Andreoli, Beata solitudine, Piemme, Milano 2019

- T. Ben Jelloun, Le pareti della solitudine, Einaudi, Torino 2008

- E. Borgna, In dialogo con la solitudine, Einaudi, Torino 2021

- M. Lancini (a dura di), Il ritiro sociale negli adolescenti : la solitudine di una generazione iperconnessa, Raffaello Cortina, Milano 2019

- D. De Leo-M. Trabucchi, Maledetta solitudine: cause ed effetti di un’esperienza difficile da tollerare, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2019

- A. Musi, Storia della solitudine, Neri Pozza, Milano 2022

- G. Nardone, La solitudine: capirla e gestirla per non sentirsi soli, Ponte alle Grazie, Milano 2020


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