Cronache giornalistiche da basso impero (5)

Squadristi da tastiera contro Antonella Napoli – Fra Covid e Messe, la Rai vola – Diritto all’oblio negato a Giuseppe Gennuso, deputato siciliano decaduto. Il giornalista Borrometi non deve cancellare i suoi articoli

di Adriano Todaro - mercoledì 6 gennaio 2021 - 2562 letture

Una nuova vile ondata di insulti e minacce dei soliti squadristi da tastiera si è abbattuta sulla giornalista Antonella Napoli, direttrice di Focus on Africa e membro dell’ufficio di presidenza di Articolo 21. Antonella Napoli è una giornalista che ha affrontato e affronta situazioni difficili anche in Paesi lontani – ha seguito lo scorso anno le proteste in Sudan, dove è stata fermata in modo “anomalo” dalla polizia locale – e ora si trova a dover sopportare gli insulti sessisti via social.

La colpa della nostra collega? Aver denunciato l’uso strumentale da una certa parte politica delle tragedie umanitarie di chi scappa da fame e guerra per una speranza di vita migliore, mettendole in parallelo con le sanzioni su comportamenti scellerati nell’emergenza Covid 19. Come per la vicenda della festa di Capodanno in un resort di lusso sul Lago di Garda che ha visto multate 126 persone. Sulla rete si è scatenata, sotto la regia della solita macchina della propaganda di stampo destrorso della peggiore risma, con paralleli fuori luogo e fuorviano con l’arrivo in Italia, la stessa notte, di 200 migranti salvati in mare dalla Ong OpenArms.

Antonella Napoli così aveva scritto sulla vicenda: «Ma quanto bisogna esser politicamente disperati per cavalcare il parallelo che impazza tra i soliti nostalgici del Duce tra l’irresponsabile e vergognosa festa tra ‘persone perbene’ sul #Garda e lo sbarco di 200 disperati con l’aiuto di chi a #Capodanno era in mare a salvar vite?». Questo non era piaciuto agli odiatori di tastiera e sono cominciati gli insulti, minacce e l’augurio di essere stuprata dai migranti.

Non è la prima volta che Antonella Napoli riceve attacchi di questo genere. Qualche mese fa all’ennesima ondata di vergognosi e schifosi attacchi a seguito di un articolo di Antonella sui disordini di Forza Nuova a Piazza del Popolo. La giornalista aveva sottolineato in quella occasione «che il fascismo non è un’opinione ma un crimine ed è assurdo che ci si possa autodefinire “fascisti” e postare insulti sui social senza che nessuno intervenga».

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Tempi di bilanci. La Rai che ci fa sapere, con un comunicato, che il messaggio di fine anno del Presidente Sergio Mattarella, le dirette di Papa Francesco, il Festival di Sanremo e la fiction Rai hanno dominato gli ascolti del 2020 del Servizio pubblico. Il comunicato sottolinea il contesto particolare dell’anno appena trascorso, caratterizzato dalla pandemia e da una sempre più ampia offerta di contenuti di servizio pubblico (dalla cultura alla didattica a distanza ai programmi di inclusione sociale) che dimostrano di essere un punto di forza della Rai.

Rai1 anche nel 2020 è il canale più seguito con il 16,5% di share nelle 24 ore e il 18,7% in prima serata, ancora in crescita dello 0,1% in entrambe le fasce orarie. Il maggiore fabbisogno di informazione legato alla pandemia ha fatto crescere gli ascolti dei tg Rai: il Tg1, è in crescita +1,7 di share l’edizione delle 13.30, + 1,8 quella delle 20:00, l’edizione più seguita dagli italiani con il 24,6% e 5,6milioni di ascolto medio. La Tgr è il vero caso di successo con un incremento del 2,6% alle 14 e un +2,9% alle 19.35, mentre il Tg3 registra +1,7% alle14.20, +1,8% alle 19. Segno positivo anche per il Tg2, +0,3% alle 13 e +0,4% alle 20.30. Alla ribalta anche RaiNews 24 che segna un incremento di ascolto superiore al 40% rispetto al 2019, diventando il canale all news più visto del 2020. Tra i contenuti più visti del 2020, nelle prime venti posizioni della classifica, i primi 13 sono tutti di Rai1, che con uno strano mix di sacro e profano occupa sedici posizioni su venti. Al top la finale del Festival di Sanremo, ultimo evento televisivo prima della pandemia, che ha totalizzato 10,9 milioni di ascolto medio. Segue l’Edizione straordinaria sul Covid del Tg1 del 9 marzo alle 21.32 che ha registrato 10 milioni e 780 mila spettatori, mentre al terzo posto c’è il Tg1 delle venti del 26 aprile aggiornamenti sul Covid, seguito da 10 milioni 674 mila spettatori. Non poteva mancare una partita calcio, con Napoli-Juventus di Coppa Italia del 17 giugno con i suoi 10 milioni 202 mila. Subito dopo il messaggio di fine anno a reti unificate del Presidente della Repubblica, che sulle diverse reti Rai ha totalizzato 9 milioni e 675 mila spettatori. Poi arrivano “Il commissario Montalbano”, la benedizione di papa Francesco, la via Crucis, la serie “Vivi e lascia vivere”, “Don Matteo” e tanti altri. Bene anche Raiplay.

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Ogni tanto c’è anche qualche buona notizia. Il giornalista Paolo Borrometi non deve cancellare dal sito La Spia i cinque articoli pubblicati tra febbraio e ottobre 2018 per i quali Giuseppe Gennuso, deputato decaduto a maggio 2020 dall’Assemblea regionale della Sicilia per effetto della legge Severino, aveva chiesto la rimozione, invocando il diritto all’oblio e contestando la lesione della propria reputazione. Il 7 dicembre 2020 il giudice Giovanni Giampiccolo, del Tribunale di Ragusa, ha infatti rigettato il procedimento d’urgenza (ex art 770) intentato da Giuseppe Gennuso nei confronti del giornalista. Lo stesso giudice ha ingiunto all’ex deputato il pagamento di 1.800 euro di spese di lite. «È escluso un diritto alla cancellazione del proprio passato», si legge nell’ordinanza, considerando che gli articoli conservati nell’archivio digitale della testata «non contengono notizie false (…) deve quindi prevalere il diritto di cronaca ed alla libera manifestazione del pensiero».

Il giudice ha dato atto che il giornalista in data successiva agli articoli contestati ha rappresentato «compiutamente l’intera vicenda giudiziaria riguardante il ricorrente e i suoi sviluppi processuali». Giuseppe Gennuso è decaduto perché condannato per traffico d’influenze, in relazione alla ripetizione delle elezioni regionali del 2012 in alcuni seggi a Pachino e Rosolini (in provincia di Siracusa). Nel 2019 era stato arrestato con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Ammesso al patteggiamento, il giudice ha derubricato il reato in traffico d’influenze.


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