Crisi alimentare mondiale: uno "tsunami silenzioso"

La crisi sarà di lungo periodo, sostiene l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). I prezzi dei cereali, che sono aumentati del 37% nel 2007, continueranno a salire anche nel 2008, provocando "la moltiplicazione delle sommosse della fame" che hanno gia toccato 37 nazioni e causato numerose vittime. L’Egitto, il Camerun, la Costa d’Avorio, la Mauritania, l’Etiopia, Madagascar, le Filippine, l’Indonesia...
Da Haiti alla Tailandia, dal Senegal all’India, dall’Egitto all’Indonesia, le tensioni legate all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari lasciano intravedere una crisi di ampiezza planetaria. Umanità in preda alla scarsità alimentare (Aprile 2008): manifestazioni in Bangladesh, dove una porzione di riso costa la metà del reddito quotidiano; il primo ministro di Haiti è stato silurato, dopo che un soldato dell’ONU è morto durante una sollevazione popolare; tensioni in Burkina-Faso alla vigilia di uno sciopero generale contro l’aumento dei prezzi... La crisi sarà di lungo periodo, sostiene l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). I prezzi dei cereali, che sono aumentati del 37% nel 2007, continueranno a salire anche nel 2008, provocando "la moltiplicazione delle sommosse della fame" che hanno gia toccato 37 nazioni e causato numerose vittime. L’Egitto, il Camerun, la Costa d’Avorio, la Mauritania, l’Etiopia, Madagascar, le Filippine, l’Indonesia, per citarne alcune, hanno già conosciuto “scompigli della fame” provocati da gente incapace di comperarsi i prodotti alimentari di base. È il nuovo volto della fame: milioni di persone che, sei mesi fa, non figuravano nella categoria di quelle bisognose oggi vi si ritrovano.
Uno "tsunami silenzioso" che minaccia di affondare nella carestia altre decine di milioni di persone. Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) ha ancora una volta suonato il campanello d’allarme (martedì 22 aprile 2008) sostenendo che l’aumento del prezzo dei prodotti alimentari costituisce la più grande sfida dei suoi 45 anni di storia. Secondo Josette Sheeran, direttrice del Programma, l’urgenza è tale che la Comunità Internazionale deve dare una risposta della stessa dimensione di quella apportata dopo lo Tsunami del 2004 avvenuto nell’Oceano Indiano e che aveva fatto circa 220.000 morti in vari paesi; più di 12 miliardi di dollari di aiuti privati e pubblici furono raccolti. La Sheeran chiede a viva voce una "azione di alto livello e su un’ampia scala da parte della Comunità Internazionale, centrata su soluzioni a breve ed a lungo termine.
Le stime che il PAM sottolinea, confermano le conclusioni della Banca Mondiale, la quale considera che il raddoppio dei prezzi alimentari avvenuto durante questi ultimi tre anni rischia di peggiorare la povertà di almeno 100 milioni di Africani dei paesi più poveri. Per contrastare questa impennata dei prezzi, anche la Banca Mondiale, in occasione dell’assemblea di primavera del 12 e 13 aprile a Washington, ha invitato tutti i Paesi più ricchi ad un impegno massiccio, reale e di concertazione su scala internazionale.
Inoltre, secondo alcuni economisti, questo aumento di prezzi rischia di farsi sentire anche in Canada a breve termine. Questi esperti dicono che il Paese potrebbe, presto, subire un’inflazione alimentare ed energetica simile a quella che ha conosciuto negli anni Settanta.
La moda dei biocarburanti: il barile di petrolio a un picco di 122 dollari favorisce la corsa verso l’oro verde. L’Unione europea vuole arrivare al 10% di biocarburanti del consumo totale di benzina e di gasolio da qui al 2020; George Bush, invece, sogna di vedere il 15% delle automobili girare con i biocarburanti da qui al 2017. Anche Paesi con deficit alimentare, come l’Indonesia o il Senegal, si mettono ad emulare, sacrificando terre arabili. “Un eccessivo entusiasmo che ha aumentato la domanda di prodotti alimentari", dice Bob Zoellick, Presidente della Banca Mondiale. "Tra il 20 e il 50% della produzione mondiale di granoturco o colza sono stati così deviati dal loro utilizzo iniziale", fa notare il FMI, ed il costo del granoturco, utilizzato per l’etanolo, è raddoppiato in due anni. L’Agenzia Internazionale dell’Energia calcola che "Se si vuole sostituire il 5% di benzina e di gasolio con dei biocarburanti, occorrerà dedicare il 15% della superficie delle terre coltivabili europee". L’era del petrolio costoso causa un altro danno collaterale: l’esplosione del costo del trasporto.
L’orgia della speculazione: confessione di un economista a Washington: "È follia! Il grano vale oro!" È un altro effetto perverso della crisi dei “subprimes”. Prosciugati dal mercato creditizio, i fondi per gli investimenti mettono le loro pedine sulle materie alimentari. Soia, grano, granoturco, ecco i nuovi valori-rifugio! Il prezzo del riso fa un salto del 31% il 27 marzo 2008, dopo l’annuncio da parte di quattro Paesi della sospensione delle loro esportazioni nel momento in cui le Filippine richiedevano 500.000 tonnellate. "I fondi si riversano, comprano, e conservano", dice un intermediario. Il senatore democratico americano Byron Dorgan spara su "l’orgia della speculazione" che spinge ad aumenti fino al 10% il prezzo dei prodotti alimentari. Walt Lukken, il presidente della Commodities Futures Trading Commissione (CFTC), il gendarme dei mercati delle materie prime, è molto contrariato di questa situazione. A quando un’effettiva regolazione?
Gli effetti della liberalizzazione: “Ci impongono, a noi, avversari peso piuma, di fare un incontro di pugilato contro i pesi massimi sul ring commerciale", confidava, sei mesi fa, Jacques-Edouard Alexis, Primo ministro di Haiti, dimessosi dalle sue funzioni. "Le politiche di liberalizzazione a marcia forzata, raccomandate durante diversi decenni dal FMI e dalla Banca Mondiale, hanno contribuito a rendere i Paesi poveri ancora più vulnerabili", denuncia Sébastien Fourmy, di Oxfam, ed i piccoli agricoltori del Sud si sono trovati svantaggiati causa l’ingresso di prodotti sovvenzionati inviati dai Paesi ricchi (pollo, cereali, ecc.). "Vittime anche dei loro governi che non hanno dedicato (o non potuto) una parte del loro budget alla contadinanza", aggiunge un esperto della FAO. Nonostante le promesse, l’aiuto allo sviluppo da parte dei Paesi ricchi rileva un ribasso dell’8,4% nel 2007 (-15% per la Francia). "L’aiuto dedicato all’agricoltura è 50% meno importante rispetto al 1984", sostiene Claire Meladed, dell’ONG Action Aid . Nel frattempo, La Banca mondiale intende raddoppiare il sostegno all’agricoltura in Africa. Sarà sufficiente?
Gli sconvolgimenti del clima: Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) se ne preoccupa; i cambiamenti climatici nuocciono alla salute ed all’alimentazione. Siccità in Australia o nel Kazakistan, inondazioni in Asia, uragani in America latina ed un inverno record in Cina, disarticolano il Programma Alimentare Mondiale (PAM). Tendenza pesante, visto che l’agricoltura intensiva gioca contro l’ambiente. Achim Steiner, dirigente del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNET), garantisce: "Nei grandi Paesi, si raggiungono limiti in termini di disponibilità di terre arabili e d’acqua, e di riduzione della fertilità del suolo”. Ma resterebbe un margine per i piccoli contadini. "Se si forniscono buoni concimi al 70% delle piccole culture, si potrebbe incrementare la produzione del 20%", nota Gilles Hirzel, della FAO. Senza cedere al ricatto degli OGM...
L’evoluzione dei modi di vita: nutrire ogni anno 60 miliardi di animali per il consumo dell’uomo equivale a produrre cereali per 4 miliardi di abitanti. Rajendra Pachauri, premio Nobel della pace 2007, afferma: "Mangiare meno carne, fa bene al clima." L’arrivo di neo consumatori dei grandi Paesi emergenti complica le cose: "Queste classi medie che consumano sempre più pollo e maiale, sono le stesse che producono i cereali", dice Pascal Lamy, dirigente dell’OMC. "Se i cinesi mangiassero altrettanta carne quanto gli americani, assorbirebbero il 50% dei cereali mondiali" solo per nutrire gli animali da cui produrre la carne necessaria, aggiunge l’ecologo Lester Brown. Inutile, tuttavia, annegarsi nel neo-malthusianesimo. Gli agronomi lo garantiscono: il pianeta potrebbe raddoppiare le proprie produzioni per dare il cibo ai 9 miliardi di esseri umani nel 2050…"a condizione di investire, di innovare, controllare, e riflettere", soffia un diplomatico africano. "E non è una certezza"....
La crisi alimentare richiede risposte immediate ma anche una strategia ambiziosa d’aiuto per l’agricoltura. La Francia intende contribuire attivamente alla risoluzione della crisi. Per fare fronte all’urgenza, intende raddoppiare fin da quest’anno il finanziamento alimentare portandolo a 60 milioni di euro per il 2008, quasi 100 milioni di dollari".
L’aumento del prezzo dei prodotti alimentari ha comportato disordini sociali, ma ha anche offerto una finestra d’opportunità per rivedere le strategie mondiali in materia di lotta contro l’insicurezza alimentare.
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