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Cosa nostra : la difficile successione

Il fatto che a poco più di un anno dalla cattura di Provenzano, l’ultimo boss che ha impersonato il dominio storico dei corleonesi, i Santapaola accusino ( tra omicidi e arresti ) una serie di colpi tali da metterne in crisi il sistema di potere, fa pensare che nuovi equilibri di potere si stiano consolidando all’interno dell’organizzazione.

par Alessandro - mardi 5 février 2008 - 8505 letture

A più di un anno e mezzo dall’arresto di Bernardo Provenzano, nell’Aprile del 2006, un nuovo scossone ha colpito i vertici di Cosa nostra sul finire del 2007. Diverse operazioni di Polizia, tra Ottobre e Novembre, hanno infatti portato all’arresto di alcuni membri di spicco dell’organizzazione nel palermitano e nel catanese.

L’operazione più importante è quella che ha portato, il 5 Novembre, alla cattura di Salvatore Lo Piccolo, insieme al figlio Sandro. Il primo, latitante da 25 anni, era considerato da tutti come colui che aveva raccolto l’eredità di Provenzano insieme al boss trapanese Matteo Messina Denaro. Insieme i due avrebbero "retto" la commissione posta al vertice dell’organizzazione criminale siciliana.

Il figlio, latitante da nove anni, seguiva le orme del padre. Insieme ai due vengono arrestati a Giardinello Gaspare Pulizzi e Andrea Adamo, ritenuti i rappresentanti dei mandamenti di Brancaccio e Carini. Quasi un mese dopo ( il 4 dicembre ) viene arrestato, in una grossa operazione di polizia, il boss Vincenzo Santapaola, figlio del vecchio capomafia Benedetto ( "Nitto" ) e suo probabile successore al vertice di Cosa nostra a Catania.

A infittire la trama intervengono altri due fatti importanti : pochi giorni prima , il 20 Novembre, era stato arrestato Ivan Filloramo, nipote di "Nitto" Santapaola, mentre il 1 Ottobre era stato trovato carbonizzato il corpo di Angelo Santapaola cugino di primo grado del vecchio boss in carcere dal 1993, probabilmente vittima di un regolamento di conti. Secondo le indagini Filloramo e Angelo Santapaola agivano insieme nell’attività di taglieggiamento delle attività produttive e commerciali del catanese.

Dunque diverse operazioni di polizia che hanno inferto colpi molto duri ai vertici di Cosa nostra nelle due più grandi città dell’isola e che probabilmente innescano all’interno dell’organizzazione dinamiche difficili da decifrare, che lasciano spazio ad alcune ipotesi. Innanzitutto è del tutto verosimile che ad assumere la leadrsheap dell’intera organizzazione è ora il boss trapanese Matteo Messina Denaro, data la cattura del palermitano Salvatore Lo Piccolo, con il quale avrebbe condiviso la reggenza della commissione.

Più difficile è invece il tentativo di interpretare il significato di tale successione ; se cioè essa segni una continuità o una discontinuità "epocale". In favore di questa seconda ipotesi intervengono gli eventi catanesi : l’ascesa dei Santapaola, tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80, avvenne infatti in stretta connessione con quella dei corleonesi nel palermitano.

Il fatto che a poco più di un anno dalla cattura di Provenzano, l’ultimo boss che ha impersonato il dominio storico dei corleonesi, i Santapaola accusino ( tra omicidi e arresti ) una serie di colpi tali da metterne in crisi il sistema di potere, fa pensare che nuovi equilibri di potere si stiano consolidando all’interno dell’organizzazione. Equilibri che, dopo l’uscita di scena dei Lo Piccolo, indicati come vicinissimi al vecchio Bernardo Provenzano, tendono appunto a gravitare attorno alla figura di Matteo Messina Denaro.

Il tutto mentre è sostanzialmente fallito un’altro tentativo storico di sanzionare in un’aula di tribunale i rapporti tra società politica e società criminale : sebbene alla fine Cuffaro abbia deciso di dimettersi dalla carica di Governatore della Regione Sicilia, la condanna ( a cinque anni di carcere ) nei suoi confronti non è stata pronunciata per favoreggiamento aggravato ma per favoreggiamento semplice. L’ormai ex presidente è stato cioè riconosciuto colpevole di avere favorito, passando informazioni segrete, singoli uomini ( affiliati a Cosa nostra ), ma non l’intera organizzazione criminale. Probabilmente l’ennesimo caso di giustizia di basso profilo.


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