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“Cosa dovete fare con questa terra?”

I lavori per la costruzione del nostro Centro di eccellenza in chirurgia pediatrica a Entebbe, sulle rive del Lago Vittoria, stanno procedendo a pieno ritmo

di Redazione - mercoledì 23 ottobre 2019 - 2635 letture

Dopo due anni e mezzo di ricerca, progettazione, scelte innovative e impegno, le strutture esterne sono state completate e fra poco lo saranno anche gli impianti elettrici e idraulici. In seguito, verranno stabiliti i criteri di ammissione dei pazienti e stabilite le tipologie specifiche di chirurgia che potremo garantire nel Centro.

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Ci occuperemo dell’installazione di tutte le apparecchiature biomedicali necessarie e della selezione dello staff locale che lavorerà nell’ospedale insieme allo staff internazionale per essere pronti a inaugurare le attività mediche.

Questo progetto ha una storia molto lunga. Ricordo ancora quando decidemmo di mettere un po’ di terra cruda in valigia e portarla in Italia, dall’Uganda, per iniziare la fase di studio della tecnica della terra cruda. Quando arrivammo in aeroporto, gli addetti alla sicurezza ci chiesero “Cosa dovete fare con questa terra?”. La risposta ce l’avevamo già: “Dobbiamo costruire un ospedale”.

Raul Pantaleo, architetto studio TAMassociati

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Sostenibilità e umanità, i veri pilastri di questa sfida

Durante tutta la fase dei lavori, non abbiamo mai smesso di rispettare e valorizzare i due “pilastri” portanti di questo coraggioso progetto: la sostenibilità e la centralità del paziente. Osservare i muri costruiti con la tecnica del pisé, un’antica tecnica di costruzione riproposta per valorizzare tutta l’area su cui si erge l’edificio, a pochi passi dalle rive del Lago Vittoria, così come i 2.600 pannelli fotovoltaici che coprono la struttura e ne soddisfano parte del fabbisogno energetico, ci conferma che tutta l’ambizione di questo progetto è riuscita a tradursi in una struttura altamente funzionale perché pensata interamente per il benessere delle persone che qui dovranno essere curate.

Insieme alla sostenibilità delle scelte progettuali, è l’umanità a dare così tanto valore a ogni singola parte di questo edificio. Camminando in questo cantiere, l’idea che si concretizza, passo dopo passo, è che questo non sia solo un ospedale, ma – soprattutto – un “luogo dialogante”, che riesca a entrare in sintonia con i bambini che qui saranno accolti e curati. L’ospedale è immerso in un grande parco: gli spazi verdi sono una presenza importante in tutti i progetti di EMERGENCY, come dimostra il nostro vivaio di piante in allestimento.

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Vogliamo che l’ambiente che circonda la struttura possa trasmettere sicurezza e gioia ai pazienti che lo abiteranno. Intorno alle pareti dell’ospedale, abbiamo costruito una serra per permettere alle numerose specie di alberi di crescere e colorare il giardino della struttura. Così come faremo per ogni bambino che riceveremo, la cura che abbiamo riservato anche gli alberi fa di loro – in qualche modo – i nostri “primi pazienti”.

Chi entrerà nel nostro ospedale, potrà rendersi conto che non si tratta solo di un edificio, ma di un luogo in grado di parlare alle persone e di trasmettere affettività, per guardare oltre la sofferenza. Ecco come mettiamo in pratica il concetto di “qualità”: mettendo sempre le persone al centro, sia negli spazi fisici che in tutte le fasi del processo di guarigione.

Sostenibilità e umanità non possono che stare insieme. La sostenibilità oggi non può essere un’opzione, deve essere il punto di partenza di qualunque azione. Sostenibilità e qualità sono elementi portanti e integrati al processo umanitario.

Raul Pantaleo, architetto studio TAMassociati

Il capo-progetto del Renzo Piano Building Workshop (RPBW) per l’ospedale di EMERGENCY in Uganda, il valore dei 300 alberi che arricchiscono l’ambiente circostante:

Le finestre delle camere dell’ospedale guardano sempre al giardino e agli alberi, che sono metafora del processo stesso di guarigione: l’albero di sviluppa in verticale, la posizione di chi può stare in piedi perché sta bene. Al contrario di chi soffre, che deve rimanere steso, in posizione orizzontale.

Giorgio Grandi, Renzo Piano Building Workshop (RPBW)

Così come la vegetazione, anche la presenza e la scelta dei colori può favorire il percorso di guarigione e del benessere all’interno di un Centro pediatrico.

I corridoi sono illuminati dalla luce naturale perché i pazienti abbiano possano vedere fuori il giorno, la notte, le nuvole che passano. Anche le aree esterne saranno adibite a spazi di gioco per i piccoli pazienti e i familiari che li accompagneranno.

Così si fondono i principi dell’architettura e della medicina nella genesi di questa sfida ambiziosa, per generare un unico messaggio: quello di pace.

Per far sì che questo accada, la progettazione deve, innanzitutto essere un processo attivato e partecipato da più persone, che collaborano per raggiungere un unico obiettivo. Costruire questo ospedale con il supporto donato da Renzo Piano, uno dei più grandi architetti contemporanei e del suo RPBW ha garantito la nascita di una sinergia professionale tanto potente da trasformare – di fatto – un ospedale in una vera e propria opera d’architettura.

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Quando Gino Strada telefonò a Renzo Piano per proporgli di progettare insieme a EMERGENCY questo ospedale, mi percorse subito un brivido lungo la schiena. E quando Renzo Piano, accanto a me nel suo studio di Genova, disse che l’ospedale sarebbe stato sostenuto da ’muri di terra’, lungo la schiena mi percorse il secondo brivido. Dopo anni di progettazione, test, viaggi, cambiamenti, oggi vedo questo progetto realizzato davanti a me e mi sento di dire che la sfida è stata vinta.

Roberto Crestan, Building Division di EMERGENCY

La determinazione con cui abbiamo concretizzato l’idea di cura che ci appartiene da 25 anni ci permette di trasferire un messaggio molto importante a tutta la popolazione ugandese: costruire un Centro di eccellenza in Africa è possibile, con le stesse caratteristiche di un ospedale che potrebbe trovarsi in Italia o in Europa.

La stessa determinazione che abbiamo impiegato in Uganda l’abbiamo spesa per intrecciare per la prima volta le maglie dell’ANME (African Network of Medical Excellence), la rete sanitaria di eccellenza creata oltre 10 anni fa in Africa con l’obiettivo di costruire Centri medici di eccellenza in Africa e rafforzare i sistemi sanitari del continente di cui, insieme al Centro Salam di cardiochirurgia, farà parte anche l’ospedale di Entebbe.

Eccellenza, gratuità e universalità: a prescindere da quale sia la latitudine di ogni nostro progetto, sono questi i principi a cui non rinunceremmo mai, perché sono le colonne portanti del nostro lavoro e il cantiere dove gettiamo, ogni volta, le basi della nostra azione umanitaria per garantire il diritto alla cura a quante più persone possibili.


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