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Clinica “accreditata" Santa Rita di Milano

E’aperto il libero mercato dei DRG. Apriamo AMBULATORI DI COCCOLE nelle strutture sanitarie.

di Enzo Maddaloni - mercoledì 18 giugno 2008 - 5516 letture

I fatidici (e famelici) DRG - Diagnosis-Related Group – è il sistema di classificazione dei ricoveri ospedalieri per acuti nel rapporto qualità-risorse correlato con la diagnosi, in medicina e da cui ne scaturisce il costo delle prestazioni erogate dalle strutture ospedaliere, sia esse pubbliche che private in ogni caso, tutte “accreditate” al Servizio Sanitario Regionale ed a sua volta a quello Nazionale, ormai hanno accelerato ed aperto da tempo, ma nessuno se ne era accorto, anche il libero mercato delle prestazioni sanitarie e quindi della salute delle persone. Certo non è mai troppo tardi!

Già in passato ho fatto diverse riflessioni sulle distorsioni del nostro Sistema Sanitario Regionale (in Campania) ma il caso della Clinica Santa Rita apre uno spaccato terribile sull’argomento del "governo clinico".

Ora, a proposito della vicenda degli arresti per vantaggi economici sulla pelle di pazienti, qualche delegato sindacale ci ricorda che nel 2003 la Clinica Privata Santa Rita di Milano era stata premiata dalla Regione Lombardia perché aveva presentato “ottimi parametri di bilancio”.

I ricavi della clinica dal ‘04 al ‘06 avevano fatto un salto da 41,8 a 63,3 milioni di euro. E’ evidente a tutti, in questo caso, che maggiori sono i valori “di prestazioni erogate” (i fatidici DRG) dalle strutture sanitarie di ricovero e cura e maggiori sono i guadagni, che poi questo significa o spinga i medici anche togliere qualche pezzo in più....fa niente ?

Infatti, nel caso della Clinica Santa Rita di Milano, il “successo” registrato dalla stessa regione Lombardia, si è tutto verificato nel lievitamento dei DRG, “Diagnosis Related Groups”.

Questo è un sistema di classificazione dei ricoveri negli ospedali per acuti funzionale alla costruzione, a partire dalla scheda di accettazione/dimissione ospedaliera, dei rimborsi per le spese alle Aziende Ospedaliere e alle strutture di ricovero tutte accreditate (quelle provate).

Ancora tutt’oggi però è un sitema ibrido.

In Italia mentre nel pubblico, a differenza del privato accreditato, il sistema è solo di "riferimento" e ciò anche in ragione dei maggiori costi che le strutture pubbliche hanno in relazione alla garanzia delle prestazioni di emergenza urgenza (il Pronto Soccorso) che da sole hanno bisogno di risorse a parte, non è così nel privato accreditato.

Quindi nelle strutture pubbliche il sistema è in ogni caso più controllato, anche se potrebbero, per altri motivi, registrarsi fenomeni di “distorsione” simili. La rincorsa a valori prestazionali maggiori per giustificare l’utilità della struttura (anche di un singolo reparto) come di un primario o di un medico.

Quindi si comprende benissimo che più gli interventi sono complessi, più alto è il rimborso. Come anche, più erogo valori di prestazioni come medico e più sono bravo.

L’introduzione del sistema delle tariffe è entrato in funzione in Italia dal 1/01/1995 e vale quindi sia per le strutture private che pubbliche (tutte accreditate al SSR e SSN).

Dal punto di vista più tecnico è giusto ricordare che il sistema dei DRG è nato negli Stati Uniti d’America per “garantire” alle compagnie di assicurazioni uno standards dei costi delle singole prestazioni sanitarie nei diversi ospedali e cliniche “accreditate” in questo caso alle compagnie di assicurazioni e non ad un sistema sanitario americano che tutti sanno è privatizzato ed è legato al sistema delle polizze.

Non commento qui i danni che questo sistema ha prodotto per molti milioni di cittadini americani, problema sempre più all’ordine del giorno delle campagne elettorali ion particolare dei democratici, anche se per assurdo e può sembrare un paradosso, i controlli sono molto più stretti è diretti da parte dei tecnici delle compagnie di assicurazioni sulle prestazioni rese e, proprio, dal punto di vista dell’efficacia e della soddisfazione del "cliente".

Le stesse casistiche sulle cartelle cliniche e la stessa qualità della prestazione erogata sia da parte del medico che l’effetiva soddisfazione del paziente sono al centro del sistema, (non parlo qui di chi non ha i soldi per pagarsi la polizza e quindi resta a terra anche per interventi di emergenza urgenza) attraverso il rilievo della soddisfazione del cliente. Il cosiddetto famoso “governo clinico” chè è un sistema complesso (ma semplice nello stesso momento) di riscontro di tutti i valori delle prestazioni erogate dal sistema. E’ chiaro che anche in questo sistema ci sono delle storture come il rapporto tra costi e benefici in rapporto alla speranza di vita del paziente ma qui subentrano aspetti etici che in questo caso non valuto soffermandomi suolo su una riflessione se volete di natura più tecnica rispetto alla contraddizione di utilizzare un sistema i DRG che hanno indotto tutte le strutture (pubbliche e private) ad entrare in una logica "produttiva" e non di "soddisfazione di un bisogno (non indotto) di salute".

Dicevo quindi che per assurdo nel caso americano dell’uso dei DRG è molto più difficile imbrogliare sull’attribuzione o ancora peggio (come nel caso della Clinica Santa Rita) togliere pezzi in più per far crescere il valore della prestazione sanitaria erogata attraverso l’attribuzione alla stessa di un DRG di maggiore valore economico.

Qui in Italia il fenomeno, credo sia molto più generalizzato del singolo caso della Clinica Santa Rita, e questo credo che rappresenti (purtroppo) solo la punta dell’jcerberg in quanto negli ultimi anni ha assunto un fenomeno preoccupante proprio in ragione dei mancati controlli.

Ora lo stesso Ministero della Salute dovrebbe intervenire attraverso una tasck force per controlli incrociati almeno a campione sulle prestazioni di singole strutture sanitarie sia pubbliche che private nell’immediato facendo uno scrining delle cartelle cliniche e ciò nel primo futuro possibile.

Inoltre, istituire un Agenzia Nazionale della Salute sotto il diretto controllo del Ministero della Salute per i controlli di qualità "azioni di buona salute" (Carta di Ottawa) non affidati alle singole regioni. Semmai certificandone i parametri.

Sono anni che ormai le regioni attivano solo una semplice valutazione economica tra costi e benefici (cosiddetto pareggio di bilancio) di una struttura sanitaria e pochissimi, se non nulli, sono i controlli sull’efficienza e l’efficacia della stessa “prestazione sanitaria” nel riscontro diagnostico e dell’efficacia della stessa prestazione.

Il caso della Calabria è emblematico, aveva chiuso in pareggio il bilancio della spesa sanitaria regionale salvo che il Ministero della Salute nel verificare i LEA evidenziò che essi non venivano garantiti ed erogati: Le prestazioni LEA fanno parte di quelle prestazioni sanitarie che vanno garantite ai cittadini perchè considerati Livelli Essenziali d’Assistenza a livello nazionale.

Nella sostanza manca del tutto “il governo clinico” che negli Stati Uniti è affidato al controllo di specialisti delle compagnie di assicurazioni che hanno tutto l’interesse a garantire l’eliminazione degli imbrogli. perchè sono l’oro che sborsano i soldi. Molti film e telefilm americani in questo senso sono pedagogici e con questo non voglio dire assolutamento che quel sistema è buono anzi credo che sia molto migliore il nostro ed in questo senso va però difeso. Ripeto questo non significa che sostengo la validità generale di questo modello, ma neppure lasciare nella condizione di libero arbitrio in nostro.

Il problema sarebbe da valutare anche in rapporto, all’incidenza di questa parte di fenomeno che si è registrato in Campania sullo splaffonamento della spesa sanitaria nelle strutture pubbliche nel mentre si registrava un’aumento dei ricavi da prestazioni sanitarie nelle strutture private accreditate. Nella sostanza questi controlli andrebbero fatti per evitare non solo almeno di pubblicizzare il debito e privatizzare gli utili, ma anche per evitare quella spinta federalista che molte regioni fanno e i fenomeni di migrazione anche per motivi di salute.

E’ noto ormai a tutti che negli ultimi anni il deficit in Campania è di oltre 15 miliardi di euro.

Nella sostanza ritengo che aver attribuito ad ogni intervento un valore economico, che viene tariffato ed incassato dalle strutture, ha trasformato la salute in business se a questo sistema non vengono integrati meccanismi di controllo adeguati.

Non si può lasciare questo sistema in balia nella logica che maggiore è la produzione di prestazioni sanitarie, maggiori sono i guadagni, dimenticandoci di mettere al centro del sistema la persona, vuoi che essa sia il paziente, vuoi che essa sia l’operatore sanitario.

La politica ospedaliera negli utlimi anni ha teso aumentare il numero dei ricoveri ed a contenere i costi di produzione al di sotto dei livelli definiti dalle tariffe, ma ciò sta facendo solo aumentare la probabilità che un paziente possa essere dimesso in condizioni di salute non perfettamente ristabilite.

Sarebbe necessario eliminare il sistema di rimborso a tariffe o meglio inserire adeguati controlli "testimoni ed arbitri", per tornare a rimettere al centro il paziente e non le casse degli ospedali pubblici e/o privati che siano.

Dal 1992 con il D.Lgs 502 nel nostro paese l’efficienza economica è certamente un principio irrinunciabile rispetto a qualsiasi altra esigenza anche nel nostro Sistema Sanitario Nazionale e Regionale però la tutela della salute non può divenire assolutamente un bene di consumo individuale da lasciare alla libera iniziativa privata.

Queste disfunsioni del sistema attraverso i mercanti della salute irrompono e cercano di aggiudicarsi fette sempre più crescenti di mercato.

Ad esempio nel nord Italia il rapporto tra pubblico e privato è passato in sette anni dall’80% del pubblico contro il 20% del privato, al 66% del pubblico contro il 34% del privato. In Campania il trend muove in questo senso anche se più contenuto.

Il rapporto economico instaurato è ormai al suo limite fra “clinica” e Servizio Sanitario Nazionale e fra “clinica” e “compagnie d’assicurazioni”: tutto rischia di vendersi e lo stato paga o, per i più benestanti, è l’assicurazione a pagare, fare una discussione sull’argomento solo di natura ideologica rischia di far fallire i presupposti e gli obiettivio non solo dei principi della Riforma Sanitaria del 1988: prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, ma sostanzialmente il diritto alla salute.

Nella sostanza si può anche misurare il sistema dei controlli di gestioni relativi al "governo clinico" partendo dai DRG ma la sua "aggiudicazione" deve contenere degli elementi di controlli che sono affidati non solo ad altri paramentri ma anche ad una struttura di controllo nazionale terza nella qualse siano riconosciuti i contributi dei cittadini e delle loro rappresentanze attive e che inserisce tutti i paramentri a partire proprio dalla verifica della soddisfazione del paziente.

Cosi certamente non sarebbero sacrificati efficienze efficacvia, deontologia, etica e umanità.

Questa, nel sistema di federalismo, sempre più accentuato (al di la del fatto se siamo o non d’accordo) dovrebbe essere il ruolo del Ministero della Salute e del governo centrale: Testimoni ed Arbitri.

Le linee di progetto di molte regioni italiane, a partire dagli anni ’80, hanno previsto solo una drastica riduzione dei posti letto per razionalizzare la spesa, ed una contestuale riqualificazione dei servizi sul territorio, introducendo solo tagli.

Questi tagli non hanno portato alla liberazione di alcuna risorsa per la prevenzione e la riabilitazione, ma sono, come abbiamno visto, anche in Campania diventate strumento di aumento dei costi medi per ricovero e per posto letto e della spesa sanitaria in generale.

Attualmente nella nostra regione i posti letto nel settore pubblico sono circa il 65% di quelli di trent’anni fa a differenza anche del trend più negativo che si registra nel Nord che è del 50%, ma tutto questo non serve a niente.

Le conseguenze generali di questa logica di sistema ha causato: intasamento dei Pronto Soccorso, aumento verticale delle recidive, casi sempre più frequenti di pazienti dimessi che non fanno in tempo a guadagnare l’uscita, che già ritornano nei reparti o semmai se ne vanno da curarsi da un’altra parte facendo perdere fiducia nella struttura e nel sistema sanitario pubblico a beneficio di vuole privatizzare.

La stessa gestione “aziendalistica” ed “imprenditoriale” degli Ospedali ha mortificato medici ed operatori tutti. Mettendo al primo punto la casistica delle prestazioni erogate e non il riscontro dei benefici ottenuti da parte della persona ammalata. Ad esempio uno dei paramentri da inserire dovrebbe essere l’umanità.

Solo chi non conosce la vita nei reparti di degenza di un ospedale può inventarsi campagne contro i presunti fannulloni. Questi fannulloni, a volte in condizioni precarie, sono l’unica umanità rimasta nei servizi sanitari e quindi và tutelata prima di inserire gli infermieri e medici robot. Vanno eliminate tutte le precarietà del sistema!

La vantata modernità, gli appalti miliardari combinati alla burocrazia ed alle clientele politiche, stanno distruggendo e scavando un solco profondissimo tra chi cura e chi dovrebbe essere semplicemente “preso in cura”a danno di tutto il sistema sanitario nazionale che resta in ogni caso uno dei migliori al mondo.

Ma come si può realizzare questo (nuovo) “governo clinico” ?

Basterebbe chiedere al paziente, dopo un po’ di giorni dalle dimissioni, semplicemente: come stai?

Per questo continuo a proporre in giro di aprire "AMBULATORI DI COCCOLE" nelle strutture sanitarie gestiti da Clown Dottori volontari e chi sà che un giorno non lontano riconoscendo il loro ruolo per i processi di umanizzazione delle strutture sanitarie e per il contributo che la loro azione ha sui processi di aiuto alla guarigione si inseriscono anche negli organici degli ospedali.

Chi sà, forse così, ascoltando, coccolando, nella sostanza, prendendoci cura delle persone, potremmo salvare qualche vita umana e risparmiare anche qualche soldino.

Info: per saperne di più sul sistema dei DRG si può consultare il sito: http://www.ministerosalute.it/programmazione/sdo/sezApprofondimenti.jsp?label=glo


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Clinica S. Rita: storia di un orrore di sistema
18 giugno 2008, di : Enzo Maddaloni

Purtroppo, possiamo davvero dire che lo spot Formigoniano sulla sanità “Privato è bello!” è solo un grande inganno.

Quello che è successo alla Clinica S. Rita di Milano non è solo una gigantesca truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale ma qualcosa di più: un attentato premeditato alla salute dei cittadini, pianificato in nome del profitto. Le intercettazioni pubblicate dai giornali ci riportano ad uno scenario inquietante da film dell’orrore, dove la vita umana è stata sepolta sotto la catena di montaggio di interventi inutili e dannosi per il paziente ma remunerativi per i proprietari delle cliniche.

La mercificazione della salute: il vero progetto del privato “Più operi più ti pago …” una espressione degna del dott. Mengele, noto medico del campo di concentramento di Auschwitz, che spiega freddamente quanto il meccanismo economico abbia deformato la sanità e la cura, rendendo fragile il diritto dei cittadini ad essere curati ed assistiti in modo sicuro e appropriato.

Il privato non può sfuggire alla regola che sta alla base dell’iniziativa imprenditoriale: deve lucrare, deve guadagnare, deve inventare strategie per massimizzare i profitti, anche quando questo vuol dire speculare sulle umane disgrazie di chi non può fare a meno di rivolgersi alle strutture. Non è certo un caso che il padrone della clinica Santa Rita sia proprio un notaio. Perché un notaio e non un medico debba aprire una clinica, è chiaro: per fare soldi.

Le aziende private hanno come fine il profitto, e la qualità delle loro cure sarà sempre motivata e subordinati dal profitto. E’ strano che questo meccanismo diventi visibile ai cittadini solo davanti alle iniziative giudiziarie: oggi fa scalpore che alla S. Rita sia stata creata una catena di montaggio in sala operatoria. Qualche anno fa, dopo la strage del Galeazzi, con 11 morti, era emerso che la camera iperbarica di quell’ospedale privato a Milano aveva fatto 30000 sedute contro le appena 5000 dell’intero Piemonte … La S. Rita non è una clinica qualunque: è una struttura sanitaria privata con l’accreditamento regionale, che le consente di erogare e di essere rimborsata per le prestazioni effettuate, come se fosse una struttura pubblica, proprio in nome della parità fra pubblico e privato. E in questo luogo i medici operavano a cottimo: più tagliavano e più guadagnavano, scegliendo, ovviamente, la patologia tra quelle più redditizie e magari … inventandola.

La catena di montaggio in sanità: casualità o conseguenza di un sistema?

E’ importante rilevare che tutto questo non è accaduto nel profondo Sud d’Italia, dove la storia delle mafie, delle camorre e delle ‘ndranghete e dei sempiterni baroni della medicina ha impedito di avere una rete di strutture di assistenza e di cura degna di tal nome. E’ accaduto nel centro di Milano, nel cuore di quel sistema lombardo, tanto acclamato come laboratorio di sperimentazione delle nuove politiche sanitarie. Il vero laboratorio consiste nel trasformare le strutture del servizio sanitario pubblico in tanti supermarket privati delle prestazioni sanitarie vendute al cittadino, che si illude di poterle comprare “liberamente” dove le vendono con una lista d’attesa più breve. Non è certo una casualità il fatto che oltre 35 le strutture sanitarie private milanesi, tra cui San Raffaele, Humanitas, San Giuseppe, San Donato, Sant’Ambrogio, Galeazzi, Pio X e San Carlo, siano indagate dalla magistratura nell’ambito di inchieste che hanno a che vedere con la malasanità o con truffe a vario titolo al Servizio Sanitario Nazionale.

Casualità o conseguenze prevedibili di sistema?

Hanno detto che in Lombardia ci sono più controlli sul sistema di erogazione delle prestazioni che in qualsiasi altra regione, ma sulla qualità dei controlli i dubbi continuano a rimanere elevati a partire dal fatto che difficilmente riescono a stabilire con certezza il livello di appropriatezza delle cure, limitandosi nella maggior parte dei casi ad un controllo burocratico e cartaceo dei requisiti prestazionali. Le ispezioni a campione dei Nuclei di controllo delle ASL (NOC), quando vengono fatte arrivano dove possono o dove è consentito loro di arrivare.

Il modello sanitario lombardo: la libertà di pagare più ticket per sanare i debiti.

Nel modello sanitario Lombardo in questi anni sono state sottratte risorse e attività al sistema pubblico per destinarle al privato: il rapporto tra pubblico e privato è passato in sette anni dall’80% del pubblico contro il 20% del privato al 66% contro il 34%. Tale sistema ha comportato soltanto un aumento esponenziale dei guadagni delle aziende sanitarie private e delle spese della regione. Il privato si è specializzato nelle operazioni più redditizie, come la cardiochirurgia, l’ortopedia e l’oculistica, lasciando al pubblico l’onere di gestire le patologie meno convenienti, come i malati cronici e gli anziani.

In questo contesto si sono moltiplicate le operazioni inutili: le artroscopie sono aumentate del 300%, un numero spropositato di bambini nasce ormai con parti cesarei (con aumento dei ricavi del 78% tra 1998 e 2002).

Oggi è normale che in Ospedale per un banale dolore, si decida di fare una risonanza o MOC a ripetizione, solo per dire di quanto sono invecchiate le ossa, ma è quasi impossibile ricoverare un anziano, con un infarto o per un femore rotto. Semplicemente perchè l’anziano non rende o rende troppo poco.

Il sistema di rimborso delle prestazioni (DRG) dà spesso vita a meccanismi di assalto alla diligenza: dalla selezione delle patologie con i rimborsi più redditizi, fino alla falsificazione delle diagnosi.

L’esplosione delle visite e degli interventi inutili, finalizzati all’ottenimento dei rimborsi, ha provocato un grave indebitamento della regione, cui la giunta ha posto rimedio con tagli nel settore pubblico: diminuzione di posti letto, blocco totale delle assunzioni di medici, soppressione di piccoli ospedali e reparti di Pronto Soccorso ed un tetto massimo per tutte le prestazioni erogate dagli ospedali.

Non essendo ciò sufficiente a ripianare i bilanci, la Regione ha provveduto ad aumentare i ticket, introducendo il pagamento di prestazioni prima gratuite, e ad aumentare l’addizionale IRPEF. Un aumento dei costi a carico di tutti i cittadini (che gravano maggiormente sulle fasce meno abbienti) ad esclusivo beneficio delle aziende sanitarie sovvenzionate. Di bloccare le sovvenzioni ai privati invece non se ne parla, esse al contrario sono in aumento: per la S. Rita tra il 2000 e il 2006 i finanziamenti sono aumentati del 122% (da 22 a 49 milioni di euro). E’ in questo sistema che si annidano le complicità e le mostruosità di professionisti che hanno dismesso qualsiasi tipo di etica e di morale, rendendosi disponibili persino a forme di attività criminale pur di ricavare profitto.

Quali conseguenze per i lavoratori Nonostante la connivenza di buona parte della classe medica con questo sistema omicida sia fin troppo evidente, non si può dimenticare quelle centinaia di lavoratori, che per portare a casa uno stipendio lavorano in questo ospedale, che ora rischia anche il fallimento economico.

Saranno loro a pagare il disastro di queste politiche?

Noi pensiamo che ora più che mai i lavoratori tutti, medici in primis, debbano trovare il coraggio e la forza di rompere questo sistema di ricatti e di complicità che ha permesso di trasformare un luogo di cura in una fabbrica di profitto e di morte. a cura COBAS Sanità Milano 13 giugno 2008

Clinica “accreditata" Santa Rita di Milano
22 giugno 2008

Siamo veramente bravi a scervellare cifre e indicazioni di leggi e leggine di fronte alle vicende avvenute in questa clinica. Un posto dove qualche lestofante (non certo tutti i dipendenti della stessa, almeno spero) lucrava sulla vita di ottantenni o giù di lì ritenuti troppo vecchi per meritarsi un poco di attenzione.

Se la povera Santa che da il nome alla clinica potesse esprimere il proprio disappunto lo farebbe con una sola parola ben gridata alle orecchie di sordi catalogatori di eventi: VERGOGNA!!!!!!!!!!!!!!!!!!