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Claudio Lolli

Rockol.it ripercorre la vita artistica del cantautore bolognese, lanciato al grande pubblico da Francesco Guccini, e deceduto ieri a 68 anni, dopo una lunga malattia.

di Redazione - sabato 18 agosto 2018 - 3599 letture

Il cantautore bolognese Claudio Lolli ci ha lasciati oggi dopo anni di malattia. Con la sua musica, Lolli, che è stato anche scrittore e poeta, ha attraversato i decenni che vanno dagli anni Settanta, quando l’artista ha fatto il suo debutto discografico, fino al 2016, anno in cui è uscito l’ultimo album di Lolli, “Il grande freddo”. Nel mezzo stanno una ventina di dischi, nei quali il cantautore ha affrontato il primo luogo tematiche politico-sociali, ma anche temi più intimi, sempre trattati con profondità dolente.

Dopo l’esordio con “Aspettando Godot”, nel 1973, uscito con il beneplacito dell’indiscusso dominatore della scena cantautorale bolognese dell’epoca, Francesco Guccini, Lolli pubblica, lo stesso anno, “Un uomo in crisi” e, il successivo, “Canzoni di rabbia”. È il 1976 quando arriva “Ho visto anche degli zingari felici”, il disco simbolo di Lolli, oggi considerato un piccolo classico dell’epoca. Con “Disoccupate le strade dai sogni” del 1977 si chiude la prima fase di attività del cantautore, che vorrebbe dedicarsi solo all’insegnamento.

Non passa molto tempo, però, prima che torni sulle scene con “Extranei” (1980), il suo disco “pop intellettuale”, prima, e “Antipatici antipodi” (1983), poi. Ci vorranno, invece, cinque anni prima che Lolli presenti il suo ottavo disco, l’eponimo “Claudio Lolli”. Sono gli anni in cui il cantautore scrive “Keaton”, uno dei suoi brani più riusciti, affidato all’interpretazione di Guccini.

Segue il silenzio, fino a quando nel 1992 non esce “Nove pezzi facili”, un’antologia arricchita da tre inediti. Con l’eccezione dell’antologico “Piazze... Strade... Sogni”, Lolli si dedica per la maggior parte ad apparizioni pubbliche, spesso in forma di reading, fino al 1997, quando torna con “Intermittenze del cuore” e con diversi romanzi.

Nel 2000 esce “Dalla parte del torto”, antologia con inediti e brani rivisitati, e nel 2003 viene pubblicata una rilettura del suo classico “Ho visto anche degli zingari felici”, realizzata con Il Parto delle Nuvole Pesanti, alla quale segue, nel 2006, l’album “La scoperta dell’America”. Nell’aprile 2009 ecco uscire il nuovo “Lovesongs”, rivisitazione delle sue canzoni d’amore: nel disco il cantautore è accompagnato dal chitarrista Paolo Capodacqua e dal sassofonista Nicola Alesini.

L’ultima fatica del cantautore è dello scorso anno, quando Lolli pubblica "Il grande freddo" e con esso vince la Targa Tenco nella categoria "Miglior disco dell’anno in assoluto".

Fonte: Rockol.it


Un ricordo di Fulvio Abbate

Claudio Lolli è morto questo pomeriggio nella sua Bologna, al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi.

Claudio è stato, e resta la voce di molti, resta, come ho scritto non molti mesi fa, “il Leopardi della canzone italiana”, gli dobbiamo un canto, e gli dobbiamo alcune tra le parole più lucenti che le canzoni del nostro viaggio nell’incanto e nella rivolta potessero custodire, è stato nostro amico, è stato nostro compagno, insieme abbiamo immaginato che si potesse cambiare la vita, si potessero innalzare le bandiere rosse e le bandiere nere della poesia, dell’amore, di un tempo eternamente festivo, dispiace che alcuni associno la sua voce a un dettaglio storico temporale come la sua città nel 1977.

Claudio ci ha fatto dono della sua rivolta e della sua ironia, sarebbe stato bello restare ancora insieme. Dispiace che si debba perfino provare a spiegare chi sia stato Claudio Lolli. Se non fosse retorico, andrebbe detto, con le sue parole, che prima o poi ci riprenderemo la terra, la luna e l’abbondanza.


"Ed il piacere l’ho chiamato dovere, / perché la primavera mi scoppiava dentro / come una carezza".

— Claudio Lolli, Analfabetizzazione (dall’album “Disoccupate le strade dai sogni”, 1977)


“Un bel mattino ci sveglieremo / e capiremo che siamo morti. / O che non siamo ancora nati / e non nasceremo mai.”

- Claudio Lolli, Un bel mattino (dall’album: "Un uomo in crisi. Canzoni di morte, canzoni di vita", 2006 remastered)




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