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Ciao Aldo

Un amico. Aldo Branciforti.

di Sergej - lunedì 12 dicembre 2011 - 3514 letture

Aldo viveva al Nord, aveva fatto l’insegnante. Una persona di quelle che è davvero un privilegio conoscere. Ho saputo della sua morte solo ora - era da tempo malato, lottava con allegra malinconia, da siciliano innamorato della Sicilia. Non so perché, ma Aldo lo voglio ricordare con questo breve racconto di Gianni Rodari. Lui e Rodari avevano molte cose in comune. Non so perché.

Una volta il semaforo che sta a Milano, in piazza del Duomo fece una stranezza. Tutte le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi. “Attraversiamo o non attraversiamo? Stiamo o non stiamo?” Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l’insolito segnale blu, di un blu che così blu il cielo di Milano non era stato mai. In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più grassi gridavano: “Lei non sa chi sono io!” Gli spiritosi lanciavano frizzi: “Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per farci una villetta in campagna. Il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai Giardini. Col giallo sapete che ci fanno? Allungano l’olio d’oliva.” Finalmente arrivò un vigile e si mise in mezzo all’incrocio a districare il traffico. Un altro vigile cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente. Prima di spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare: “Poveretti! Io avevo dato il segnale di - via libera - per il cielo. Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare. Ma forse gli è mancato il coraggio.”

- Gianni Rodari


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