Che la forza di SPIP sia con voi

Girodivite è online dal 1994. Nel 2003 abbiamo scoperto SPIP. Ne parliamo con Fausto Barbarito a cui si deve la traduzione della documentazione in italiano del progetto francese di SPIP.
SPIP è l’acronimo di "Système de publication pour l’Internet". Un progetto francese nato dall’esigenza di disporre di un sistema di pubblicazioni di news facile, accessibile, gratuito. Molto diffuso in Francia - lo usa la prestigiosa rivista Le Monde Diplomatique -, si sta sempre di più diffondendo nel mondo anche grazie alla sua flessibilità e alla possibilità di utilizzare il multilingua. SPIP è un progetto open source, diffuso con licenza GPL. Girodivite ha iniziato a utilizzare SPIP per il suo sito online dalla fine del 1993. Ora siamo alla versione 1.8.1. Parliamo del progetto SPIP con Fausto Barbarito, a cui si deve la traduzione di gran parte della documentazione SPIP in italiano.
Quando è nato SPIP, per quali esigenze, da chi è portato avanti?
I primi tentativi risalgono al 1998, da un gruppo di francesi che, con competenze diverse e diverse esigenze, volevano comunque creare un programma di gestione della pubblicazione dei propri siti. Avendo fatto diversi tentativi e intrapreso diverse strade, sono poi arrivati a comprendere quali erano i principi basilari per poter creare un sistema di pubblicazione che fosse veramente modulare e adattabile alle più ampie richieste. Fin dall’inizio la necessità era di gestire siti a contenuto editoriale, pubblicazioni periodiche o di case editrici o di giornali quotidiani... I termini utilizzati nell’area riservata sono tuttora termini della stampa (occhiello, cappello, redattore, ecc.). Il gruppo originario era composto da Pierre Lazuly, ARNO*, Fil e Erwan, ai quali in seguito si è aggiunto Antoine. Attualmente gli sviluppatori si riuniscono nella lista di sviluppo (spip-dev@rezo.net), ma vi è anche un "laboratorio sperimentale" per sviluppare soluzioni atte a migliorare e a ampliare le capacità di SPIP (http://lab.spip.net/).
Cosa è SPIP e quali obiettivi si pone?
SPIP non vuole essere un programma di Content Management System, termine che in inglese definisce una categoria di programmi atti a gestire i contenuti editoriali di un sito web, ma si vuole definire come un sistema di pubblicazione su Internet. In altre parole, per SPIP è più importante "pubblicare" che "gestire il contenuto".
Perché SPIP, che differenza c’è con altri programmi di gestione news simili (phpNuke, Wiki ecc.)?
La scelta di fondo discussa nella risposta precedente ha naturalmente vantaggi e svantaggi. Gli svantaggi sono che non si possono proteggere e nascondere parti del sito a "clienti" o a "gruppi di lavoro" perché nell’area riservata tutti possono vedere tutto, non è prevista la gestione dei banner e non ci sono i sondaggi, moduli che solitamente sono già previsti nelle versioni standard dei CMS.
I vantaggi sono la semplicità e la velocità con le quali chiunque può pubblicare su Internet, la possibilità di creare e gestire una pubblicazione con una vera redazione virtuale (il fatto che chiunque possa vedere tutto favorisce la comunicazione, anche mediante l’utilizzo di forum interni), l’innata capacità del multilinguismo (sia nel sito pubblico che nell’area privata), la possibilità di gestire petizioni, la flessibilità grafica e di personalizzazione, il sistema di cache e di motore di ricerca. Ma il vantaggio maggiore di SPIP è quello di essere stato ideato per chi non sa praticamente nulla di informatica. Voglio aggiungere, per amor di completezza e non per partigianeria, che comunque vi sono add-on che permettono la gestione di banner e sondaggi, la creazione di gruppi di lavoro con accesso riservato e molto altro.
Nella filosofia di SPIP gli sviluppatori modificano il programma solo in funzione dei bisogni che nascono dai siti che utilizzano SPIP e dall’esperienza dei webmaster, non dai propri bisogni. Inoltre, benché SPIP sia molto complesso, gli sviluppatori si impongono di lasciarlo sempre molto flessibile in modo da poter adattarsi in qualsiasi momento a bisogni non previsti. Ciò ne fa un punto di forza del programma.
Per quanto riguarda i confronti con altri programmi è possibile andare su Open Source CMS dove è possibile chiedere un confronto immediato di tutte le caratteristiche di ogni programma ivi elencato. Alcuni webmaster che hanno provato phpNuke dicono che quest’ultimo non permette quella flessibilità di presentazione e grafica che ha SPIP; stessa cosa per Mambo, riguardo al quale ci si lamenta che "tutti i siti si assomigliano". Per quanto riguarda Wiki è possibile trasformare SPIP in uno SpiKini. Per altri non so che dire, ma sono aperto a dibattiti...
Qual è la situazione della diffusione di SPIP in Italia?
Attualmente la comunità italiana è ancora molto piccola: i membri della lista spip-it@rezo.net sono 36, ma solo 4-5 prendono parte attivamente e con regolarità. Ora che SPIP e la documentazione sono stati tradotti completamente in italiano le cose stanno pian piano cambiando, ma è ancora presto per avere il polso della situazione in Italia. Una mancanza che verrà presto colmata è la scarsa disponibilità di modelli di layout in italiano; sono disponibili alcuni modelli che si possono scaricare dal sito di Tecnologie e Didattica (troverete i link a fine intervista), e altri saranno tradotti in futuro.
Nel Nord-Est ci sono almeno due aziende che producono siti con SPIP (la HCE di Venezia e la Claps di Pordenone). Il sito di Tecnologie e Didattica creato da un professore per sfruttare SPIP in ambito educativo e formativo a scuola credo sia stato un esempio pioneristico. Vi sono anche singoli webmaster che usano SPIP per le loro realizzazioni, proponendo SPIP quale soluzione per avere un sito gestibile in maniera indipendente. Vi sono associazioni ma anche siti commerciali che hanno adottato SPIP, e un elenco di siti in lingua italiana è reperibile all’indirizzo link siti lingua italiana SPIP. Tale elenco non è però completo: infatti esistono altri siti italiani tra cui un portale dell’automobilismo (www.autopareri.com) che è in via di aggiornamento, il sito di una scuola (www.scuoleprimiero.it) e tanti altri che spero si affaccino negli spazi preposti per la comunità italiana: spip-it@rezo.net, http:\\forum.spip.org, www.spip.net/it/.
Le difficoltà e i problemi, e gli aiuti e i contatti che hai incontrato nella tua opera di traduzione della documentazione SPIP in italiano
La documentazione consultabile su www.spip.net/it/ è stata interamente tradotta da me nell’arco di circa 6 mesi. Prima di avvicinarmi a SPIP non sapevo quasi nulla di web, protocolli, linguaggi e via dicendo, e mi sono avvicinato a SPIP per necessità: volevo utilizzare SPIP per una rivista mensile online. Invece di tradurre i documenti seguendo l’ordine delle rubriche ho raggruppato i testi per argomenti: prima tutti quelli che parlavano dei cicli e dei segnaposti, poi quelli del tutorial dei videogiochi... Cercavo di studiarmeli mentre li traducevo, e stilavo un glossario dei termini francese-italiano per aiutarmi a mantenere l’uniformità tra i vari articoli. Qualcosa sulla terminologia di SPIP l’avevo già perché la guida in linea era stata tradotta in precedenza. Inizialmente, infatti, vi era un gruppo di sette persone che si dedicava alla traduzione della guida in linea; in questo gruppo entrai per ultimo, come ottavo, quando già mi ero appassionato a SPIP (allora ancora in gran parte in francese).
Per una serie di disguidi, o contrattempi, o mancanza di tempo di altri, mi ritrovai da solo a "spingere" per continuare la traduzione di SPIP, passando alla documentazione. Poiché mi si prospettavano più di 130 articoli ho utilizzato programmi di traduzione assistita per facilitarmi il lavoro. Il vero problema però è stato dover fare il copia-incolla di tutti i testi! :-) Tuttora non c’è altro modo. Durante la traduzione nessuno si è fatto vivo, né sulla lista spip-trad@rezo.net né su spip-it@rezo.net, benché debba confessare che ci sperassi. Dopo aver terminato, invece, diverse persone mi hanno scritto in privato per complimentarsi con me, e molti con cui sono entrato in contatto avevano preso parte alla traduzione della guida in linea. Per "riconoscenza" cito qui i loro nomi: Renato, Roberto, Fulvio, Tazia. Dopotutto non ho nulla da recriminare: fare tutto da solo mi ha permesso di studiarmi tutto, di stilare un enorme glossario, di dare un’uniformità alla documentazione e di sapere benissimo con chi prendermela quando mi accorgo di qualche errore! ;-)))
Sulla lista spip-trad, invece, mi hanno aiutato in moltissimi; alcuni, quando hanno capito che ero completamente a digiuno di SPIP hanno espresso un "rincrescimento" per il lavoraccio che mi aspettava. Al contrario, per me è stato molto piacevole!
E’ possibile far convivere in Internet il non-profit con il profit? Cosa vuol dire open source?
La domanda è impegnativa e per rispondere devo fare una digressione... :-) Sebbene tutti abbiano un’idea corretta di cosa significhi "profit", non mi sembra che la gente abbia un’idea altrettanto chiara della parola "non-profit". Per la maggioranza delle persone tale parola evoca immediatamente l’idea di "volontariato", di qualcosa che si deve fare per passione e, possibilmente, in povertà; evoca quasi un senso di colpa se si ricerca il guadagno (profit). Tuttavia, l’economia, qualsiasi economia, si basa su una forma di guadagno: anche il baratto si fonda sul fatto che io sono disposto a cedere una cosa per un’altra perché sono convinto di trarne un beneficio maggiore di quanto non avessi se mi tenessi la cosa che sono pronto a cedere. E quindi ho un guadagno. Il guadagno non è limitato a una questione monetaria, è una sensazione personale che si ha. Quante volte si sentono i giovani alle prime armi che dicono "Per lui sono disposto a lavorare gratis perché l’esperienza che ne posso trarre è già un guadagno". O, al contrario, quanti datori di lavoro vorrebbero imporre questo "modus agendi" per tagliare i costi... :-)
In realtà, quindi, nessuno può sfuggire al guadagno, e il termine "non-profit" non vuol dire che non c’è guadagno ma che tutto quel che si guadagna viene reinvestito nell’attività. Altrimenti non si camperebbe, per dirla terra terra.
Per rispondere alla domanda non è solo possibile far convivere il non-profit con il profit, ma è anzi una mentalità necessaria per andare avanti: come prima cosa generiamo profitto, poi investiamo quel profitto nel modo più consono a continuare l’attività e secondo coscienza. E per spiegarmi meglio rispondo anche alla domanda successiva, cos’è "open source".
La licenza GNU-GPL è stata inventata dall’americano Richard Stallman per aggirare le costrizioni giuridiche del diritto di autore internazionale. Accanto al "copyright" sono apparse altre forme di tutela più o meno estesa dei diritti di autore: in aggiunta alla licenza GNU-GPL troviamo attualmente anche il Creative Commons, il copyID e il copyleft. L’open source definisce quindi una vera e propria metodologia di lavoro: ognuno può accedere al codice sorgente e modificare o personalizzare il programma, anche vendendo il programma così modificato ad altre persone. Per esempio una società che crea siti web può prelevare SPIP, modificarlo per soddisfare una particolare esigenza del proprio cliente e farsi pagare.
L’unico obbligo della licenza "open source" è quello di accordare la stessa licenza e gli stessi diritti al destinatario del programma. Nel caso specifico la società si fa pagare dal cliente ma non può impedirgli di ridistribuire la copia così modificata ad altri (la comunità open source). La comunità del "software libero" in cui si situa l’open source può così, attraverso arricchimenti fatti da migliaia di persone, produrre software stabile e professionale che può competere con software proprietari. Nel caso di SPIP, composto da 35.000 linee di codice, il suo sviluppo ha richiesto 100 mesi-uomo. Se tentiamo una proiezione del costo totale arriviamo a una cifra di circa 1.150.000 dollari. Se si calcolano anche tutti coloro che hanno contribuito alle traduzioni del solo software (esclusa la documentazione, quindi) si arriva a circa 4.900.000 dollari. Calcolando anche le traduzioni della documentazione e i diversi contributi a SPIP (plug-in, moduli aggiuntivi, modelli ecc.) si arriva a circa 6 milioni di dollari.
Chiaramente a prima vista si direbbe che tutti hanno lavorato gratuitamente, in realtà quel che è successo è che tutti questi soldi è come se fossero stati dati a ognuno e fossero ritornati - reinvestiti - nel progetto, come dicevo poc’anzi.
Chiunque decida di entrare a fare parte di una qualsivoglia comunità di "software libero" condivide almeno un unico valore: egli crede nella validità di quel progetto. Il software libero si sviluppa più rapidamente e con una qualità superiore dei software proprietari. Esempi simili al caso di SPIP sono Mozilla, precedentemente conosciuto come Netscape, e il server Apache, che ha distaccato nettamente gli altri software di server grazie al fatto di essere un software libero. L’open source può contare su una maggiore flessibilità, una migliore documentazione disponibile in molte lingue, un’assistenza tecnica data sia da esperti che da utenti avanzati, uno sviluppo più rapido del software con continui aggiornamenti rispetto ai software proprietari.
Internet è ancora uno spazio di libertà?
Questa domanda presume che finora questa libertà c’è stata, ma se vogliamo gettare uno sguardo approfondito a Internet vediamo che questa libertà non c’è ancora. In effetti, è vero che chiunque è libero di registrare il proprio dominio e di avere così il proprio sito web, ma all’atto pratico quanti possono dirsi liberi di mettere su il proprio sito? La facilità con la quale si diventa proprietari di un dominio è accompagnata dalla estrema difficoltà per chi non sa nulla di html, java, linguaggi vari, lato server e lato client e database di creare e gestire in proprio il sito web.
E’ tuttora necessario utilizzare i servizi di agenzie o singoli webmaster e/o programmatori per potere vedere realizzato quel che si ha in mente. Da ciò si capisce come la cosiddetta "libertà di espressione" di Internet, o la "democrazia di Internet" vantata e decantata da tutti, è ben lungi dall’essere attuata. Quando tutti, chiunque, anche chi non sa praticamente nulla di computer, può avere i mezzi per esprimersi attraverso Internet, secondo me, si potrà dire che Internet è - veramente - uno spazio di libertà: libertà di espressione di sé.
In tale visione SPIP può aiutare a rendere libera Internet: con esso è possibile mettere su un sito semplicissimo solo per presentare se stessi, avere un curriculum e dire quali sono le proprie passioni, creare un blog, o fare una galleria di foto dei propri amici e familiari, mettere su una redazione virtuale per un periodico online, fare un sito di videogiochi e tanto altro ancora. Ognuno in pochi minuti può avere a disposizione uno strumento che gli permette la libera espressione su Internet.
- Siti e risorse per saperne di più...
Siti della comunità di SPIP
Modelli in italiano:
http://nilocram.altervista.org/materiali/brest.zip
http://nilocram.altervista.org/materiali/spipsud-2.zip
http://nilocram.altervista.org/materiali/biosquelettes2_6_3.zip
Scheda biografica: Fausto Barbarito
Nato nel 1966 ha vissuto e lavorato all’estero per diverso tempo. Attualmente vive a Roma. Conosce l’inglese, il francese e lo spagnolo. Diplomatosi traduttore nel 1992 ha ampliato i suoi interessi linguistici in vari campi della comunicazione. Lavora nel mondo dell’editoria da oltre dieci anni e ha una visione a tutto tondo dei processi di lavoro in tale settore. E’ approdato al web come evoluzione naturale della sua ricerca di permettere a chiunque di comunicare e di trovare la propria forma di espressione. Ha fondato una società di traduzioni e servizi editoriali. E’ raggiungibile su Internet presso fausto(a)nosmet.com.
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