Berlusconi è morto, viva Berlusconi!

Il populismo del Capo e l’obbedienza dei seguaci

di Alberto Giovanni Biuso - domenica 3 dicembre 2006 - 3879 letture

Il populismo è uno stile politico che costruisce se stesso sulla base di una rigida contrapposizione fra la purezza del Popolo e la corruzione della politica. In questo senso, Berlusconi è uno dei più grandi capi populisti che siano mai apparsi. Non solo un «Peron della mutua», come lo definì una volta Umberto Bossi, ma un consapevole e istintivo seduttore di masse adoranti e festose. Il successo finanziario di Berlusconi è dovuto in gran parte allo strettissimo legame col “politico” Bettino Craxi, il cui sostegno fu fondamentale per ottenere credito dalle grandi banche ma lui si presenta come un avversario della politica; le sue attività manageriali sono state continuamente favorite, oliate e protette da una rete di corruzione capillare e sistematica ma molta gente è convinta della sua abilità di imprenditore; Berlusconi è divorziato e risposato ma si erige a difensore della famiglia e dei valori cattolici; detiene un monopolio esteso e pericolosissimo nell’ambito dell’informazione televisiva commerciale ma si presenta come un liberista convinto; proclama continuamente il proprio anticomunismo ma è in ottimi rapporti personali e politici con Putin (ex capo dei servizi segreti dell’Unione Sovietica e massacratore dei ceceni) e i suoi maggiori consiglieri sono stati quasi tutti dei comunisti: da Ferrara a Bondi, da Miccichè a Liguori, Guzzanti e altri meno noti.

È evidente, allora, che l’esistenza stessa e la sopravvivenza nonostante tutto di un capo populista quale Berlusconi è dovuta all’insipienza, all’ignoranza, al servilismo, alle nevrosi collettive ed esistenziali (la paura dei comunisti, ancora!) di una massa di videodipendenti la cui cultura politica si racchiude tutta nella certezza che il Capo ha sempre ragione.

Le parole scritte da Piero Gobetti nel 1922 con riferimento al fascismo possono ancora servire a descrivere l’Italia contemporanea: «Il berlusconismo in Italia è un’indicazione di infanzia perché segna il trionfo della facilità, della fiducia, dell’entusiasmo. (…) Ma il berlusconismo è stato qualcosa di più; è stato l’autobiografia della nazione» (La Rivoluzione Liberale, Einaudi 1995, pag. 165). Una nazione che nel populismo di Berlusconi esprime, trionfante, tutta la propria secolare volgarità.

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Dopo che si è fatto, si cerca un diversivo.. che cosa?
13 dicembre 2006

In generale, il fascismo non è visto da nessuno per quello che è.

Quando si fa un macello della democrazia, la gente non capisce che si è perso tutto.

Uccidere la libertà è come uccidere se stessi.

E’ vero che l’anarchia è un gran male, ma è un gran male pure capovolgere una piramide, argomentando la successiva stabilità.

Difatti i beceri, gli ignoranti, i gli incapaci, i violenti, non hanno nulla da perdere col fascismo.

Tutti gli altri si va dove non si può stare, ossia "nel luogo della mente che non abbiamo".

Chi vuole andare dove si cade?

Prego! il fascismo è un modo per tornare giovani.. (ma nessuno è cosciente di una tale enormità)

E’ solo l’illusione della soluzione definitiva..

Dovrebbe essere: Uccidere Dio, per mettersi al suo posto. Come voler applicare un manubrio al Sole per prenderne la guida.

(..tu non hai sinapsi erratiche)

S.P.