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Aretha Franklin RIP

di Redazione - giovedì 16 agosto 2018 - 3331 letture

Era la “regina del soul”, aveva (probabilmente) 76 anni.

Aretha Franklin, la più grande cantante di tutti i tempi secondo molti giudizi della storia, è morta oggi a 76 anni a casa sua a Detroit, dopo i gravi problemi di salute avuti negli ultimi mesi, sui quali non aveva fornito molti dettagli. Franklin, passata alla storia come “regina del soul”, era una delle più celebri personalità della cultura popolare del Novecento, una di quelle talmente famose da essere chiamate soltanto per nome.

Tra gli anni Sessanta e Settanta incise alcune delle più famose canzoni soul di sempre, come “Respect”, “Think” e “You Make Me Feel (Like A Natural Woman)”, e collaborò e duettò praticamente con chiunque valesse la pena collaborare e duettare. Tra le molte cose che fece, una di quelle ricordate con più affetto fu l’apparizione nel film The Blues Brothers, nei panni di una proprietaria di fast food severa e spigolosa. L’anno scorso aveva annunciato la sua decisione di smettere quasi completamente di esibirsi dal vivo, e all’inizio di quest’anno aveva dovuto cancellare alcuni concerti – tra cui uno a Newark per il suo 76esimo compleanno – su suggerimento dei medici.

Franklin cominciò a cantare gospel nel coro della New Bethel Baptist Church di Detroit, dove suo padre era pastore, e a 18 anni aveva già firmato un contratto con la Columbia, etichetta con cui ebbe i primi successi prima di sfondare sotto la Atlantic alla fine degli anni Sessanta. Nella sua lunghissima carriera vinse 18 premi Grammy e vendette decine di milioni di dischi, diventando tra le altre cose la prima donna a entrare nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1987.

Nacque il 25 marzo 1942 a Memphis, in Tennessee, da un padre predicatore e una madre pianista e cantante. Ma a cinque anni si trasferì con la famiglia a Detroit, poco prima che sua madre se ne andasse a Buffalo lontano dal marito, ormai diventato una celebrità religiosa, ma anche un alcolista, violento e infedele. Dalla metà degli anni Cinquanta, Franklin seguì il padre in tour per gli Stati Uniti, cantando e suonando il piano al suo seguito. Fu qui che cominciò a mettere in mostra la sua voce straordinaria, con un’estensione e un’intonazione rari e il timbro caldo e profondo che la contraddistinse per tutta la carriera.

Registrò le prime canzoni a 15 anni, quando aveva già partorito il suo secondo figlio (il primo lo aveva avuto a 12 anni). Lasciò la scuola, ma insieme a quella religiosa la sua prima adolescenza le trasmise anche una coscienza politica, che prese forma intorno alle discriminazioni quotidiani che doveva vivere una donna afroamericana. Negli anni successivi sarebbe diventata amica di Martin Luther King, che aiutò a organizzare la Marcia su Washington. Nel 1968 cantò “Precious Lord” al suo funerale.

Il suo primo disco soul con la Columbia uscì nel 1961 con il nome di Aretha: With The Ray Bryant Combo, che ebbe un discreto successo, ma fu soprattutto negli anni seguenti, con alcune canzoni più pop, che si fece un nome.

Nel 1966 cambiò etichetta, e fece bene: con la Atlantic portò la sua prima canzone tra le prime dieci nella classifica di Billboard, “I Never Loved a Man (The Way I Love You)”, e il disco omonimo la fece sfondare. Nel 1968, con Lady Soul e Aretha Now, diventò presto uno dei più grandi nomi della musica soul: contenevano canzoni come “I Say a Little Prayer” e “Chain of Fools”, ancora oggi tra le sue più famose. “Respect” e “Think”, la prima una cover di Otis Redding, diventarono degli inni del femminismo e dei diritti degli afroamericani. A giugno di quell’anno, Franklin finì sulla copertina di Time.

Assieme al successo, negli anni Sessanta arrivarono anche i primi esaurimenti nervosi che l’avrebbero accompagnata per tutta la sua vita, dovuti al suo primo, violento marito o ai problemi che le dava il padre. Negli anni successivi cominciarono anche i primi problemi di salute, legati a frequenti drastiche perdite di peso, a periodi di dipendenza dall’alcol e al suo incallito tabagismo.

Gli anni Settanta furono quelli di “Spanish Harlem” e “Day Dreaming”, e di dischi come Spirit in the Dark e Gifted & Black. Negli anni Ottanta e Novanta, quando la musica soul aveva perso la popolarità trasversale dei decenni precedenti, Franklin continuò a sfornare dischi e a collaborare con alcuni dei più grandi nomi del jazz e del pop mondiale, da George Benson a George Michael, presenziando a cerimonie ufficiali, concerti commemorativi ed eventi speciali, dal Super Bowl alla cerimonia di insediamento di Barack Obama nel 2009. Nel 1998, il tenore italiano Luciano Pavarotti avrebbe dovuto cantare ai Grammy, ma si diede malato: con un preavviso di venti minuti, Franklin cantò al posto suo “Nessun dorma”, della Turandot di Giacomo Puccini. Tutto spostandosi in auto: aveva molta paura di volare, e non prese nessun aereo tra il 1982 e il 2016, quando secondo alcuni giornali volò da Detroit a Chicago.

Negli ultimi anni aveva avuto diversi problemi di salute, ma aveva smentito di aver avuto un cancro al pancreas come avevano scritto molti giornali.

fonte: Il Post.



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