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Ancora 6 morti sulla nostra coscienza

Continua silente un genocidio che l’insensibilità generale persevera a disconoscere poiché a noi interessa il nostro benessere piccolo borghese

di Emanuele G. - lunedì 19 agosto 2013 - 3819 letture

Qualche giorno fa è occorso un anniversario molto importante se si vuole combattere sul serio la dilagante piaga della stupidità a sfondo razzista che sembra prendere piede anche nel nostro paese. Mi riferisco all’otto agosto del 1956 allorquando a Marcinelle (Belgio) avvenne una terribile esplosione in una miniera carbonifera. I morti furono 262 di cui ben 136 italiani. Allora gli italiani – assieme a portoghesi, spagnoli e greci – costituivano la feccia dell’Europa perché chiamati a svolgere nelle ricche democrazie occidentali i lavori più umili, umilianti e pericolosi. Anzi lo Stato italiano, alla disperata ricerca di quelle materie prime per lanciare il c.d. “boom italiano”, vendeva alle succitate democrazie del benessere frotte di nostri connazionali che venivano considerati inferiori persino a un chilo di carbone o di grano. In Francia gli italiani venivano chiamati “rital” (*) oppure “panzani” (**).

Qualche giorno dopo avviene l’ennesima tragedia dell’immigrazione clandestina. Lo scenario è la spiaggia della Playa a Catania dove trovano orrenda morte ben 6 extra-comunitari che cercavano di entrare nel nostro paese per trovare quell’eldorado agognato da anni. I sei morti – da notizie riportate dalle agenzie – sembrano che abbiano dovuto pagare ben 6.000 euro per il “passaggio” in occidente! Anzi un egiziano era al quinto tentativo di sbarco in Italia poiché era stato respinto per ben quattro volte. Ciò denota l’estrema disperazione di tutta questa gente che pur di accarezzare il sogno di abitare nell’opulento occidente mette in conto l’eventualità di non farcela. Ossia di morire.

Marcinelle in Belgio e la Playa di Catania costituiscono due delle infinite stazioni di una orribile via crucis che ha visto migliaia di persone soccombere per il semplice ed umanissimo bisogno di vivere meglio. Di avere una vita dignitosa. Di una vita degna di questo nome. Ciò dimostra che il problema dell’immigrazione nel vecchio continente non è una questione recente, bensì affonda le sue origini negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale. In tale lasso di tempo (1956 – 2013) l’Europa non ha fatto nulla per creare quell’Europa “aperta” sola condizione per risolvere una volta per tutte il drammatico problema posto dall’immigrazione di migliaia di persone indifese ree soltanto di agognare ad ottenere una qualità di vita simile ai più fortunati cittadini europei di serie A.

L’Europa si è contraddistinta come una comunità economico-finanziaria e non come una comunità di persone e popoli. Abbiamo risolto il problema perseguendo alcune vie semplici ed ipocrite in massima parte. Facendo gli indifferenti. Sapete meglio non sporcarci le mani con tale moltitudine di esseri inferiori. Oppure, stupendoci ogni qualvolta accadono eventi di particolare gravità. Od ancora, elargendo sporadicamente qualche obolo ai paesi di origine tanto per metterci la nostra sporca coscienza a posto. Comportamenti ipocriti non c’è che dire. Dov’è finita la nomea dell’Europa “faro di civiltà” per tutto la terra? Evidentemente si tratta di una leggenda metropolitana…

E’ venuto davvero il momento di aprire le porte a tutti questi nostri fratelli e sorelle che hanno un disperato bisogno di sentirsi persone e non stracci. Sbarazziamoci dei nostri falsi moralismi ed iniziamo a costruire da subito quella società aperta di cui ha urgente necessità persino la stessa Europa. Un’Europa alla ricerca altrettanto disperata di un nuovo “target” che dia un senso alla sua millenaria storia. Le parole del Papa in occasione della sua visita all’Isola di Lampedusa rappresentano la strada maestra su cui incamminarci per aprire i nostri cuori all’incontro con l’altro fratello. Sarebbe un modo umano per uscire dalla crisi che attanaglia l’Europa. E non solo dal punto di vista prettamente economico. Il resto – ossia lo stupidario razzista – scomparirà allorquando saremo riusciti ad andare oltre agli steccati dell’indifferenza che abbiamo erto in decenni per difendere il nostro benessere. A proposito della razza leggetevi gli illuminanti saggi del genetista italiano Cavalli-Sforza.

Note:

(*) “rital” (al plurale “ritals”) è un termine dell’argot popolare francese che indica una persona italiana o di origini italiane (si stima siano circa 4 milioni) che vive in Francia. Esso possiede una connotazione peggiorativa e ingiuriosa. Secondo alcune fonti esso deriva dal fatto che, nonostante anni di residenza Oltralpe, gli italiani non riuscivano a pronunciare correttamente la r francese. Questo termine venne applicato agli operai italiani immigrati in massa in Francia e Belgio prima e dopo la seconda guerra mondiale per lavoro.

(**) “panzani” è la marca di un pastificio francese che produce la tipica pasta italiana.


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