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Alla ricerca della meglio gioventù...

La meglio gioventù,il film drammatico di Marco Tullio Giordana, prodotto dalla Bibì film di Angelo Barbagallo per Rai fiction, nato per la TV e poi destinato alla produzione cinematografica per la sua qualità e per la sua attenzione agli eventi.

di Laura Giannini - giovedì 20 novembre 2003 - 8110 letture

C’è tutto nel film di Marco Tullio Giordana, quarant’anni di storia d’Italia nel bene e nel male. Sei ore per raccontare le vicende di una famiglia italiana, i Carati, dalla fine degli anni sessanta ad oggi. Sei ore dove c’è lo "spirito profondo" del nostro paese: dall’idealismo dei giovani del ’68 alla scelta durissima del terrorismo delle Brigate Rosse; e non si dimentica, però, la vittoria dell’Italia ai mondiali del ’82 o la paura e lo sbigottimento di fronte alle stragi di Capaci e di Via D’Amelio; c’è anche la storia di un’amicizia fraterna, di quelle rare e preziose. Quattro amici che frequentano l’Università: Nicola (Luigi Lo Cascio) segue il corso di medicina; suo fratello Matteo (Alessio Boni) quello di lettere; l’amico Carlo (Fabrizio Gifuni) il corso di e economia e commercio e Alberto filosofia. il film inzia con un viaggio, le tanto attese vecanze estive, che i ragazzi decidono di intraprendere una volta finiti gli esami. Nicola e Matteo, però, non partono con gli altri per aiutare un’amica malata di schizzofrenia e per sottarla all’elettroschok. la ragazza rimane con loro fino a quando non viene ripresa dalla polizia. allora le strade dei due fartellli si dividono: Matteo, turbato dai sensi di colpa per non averla protetta, decide di tornare a Roma, mantre Nicola continua il suo viaggio fino in Norvegia. A questo punto abbiamo un salto temporale: si arriva all’alluvione di Firenze del’66. Qui i quattro amici si ritrovano e Nicola conosce quella che diventerà la sua compagna, Giulia, e dalla quale avrà una figlia. I tre amici, eccetto Matteo che ha deciso di lasciare l’Università per tentare la carriera dell’esercito, si trasferiscono a Torino. Altro salto temporale: Nicola è ormai diventato medico psichiatra, Carlo un funzionario della Banca d’Italia, Alberto un dirigente della FIAT; Matteo un poliziotto affermato, Giulia, invece, insoddisfatta della propria vita umana e professionale, si avvicina sempre di più al terrorismo delle BR, scambianbo per impegno politico un falso ideale e che la porterà a lasciare la famiglia. La prima parte del film si chiude con il matrimonio di Carlo e Francesca, la sorella di Nicola e di Matteo. Struggente la seconda parte,la quale vede attuarsi, in un certo senso, i valori espressi precedentemente. Sara, la figlia di Nicola e di Giulia, è ormai cresciuta e il padre supplisce in maniera eccellente alla mancanza della madre. Carlo e Francesca hanno tre bambini. Alberto adesso fa il muratore,dal momento che ha perso il lavoro alla FIAT. Matteo è sempre un poliziotto, ma stavolta in servizio a Roma. Qui rincontra una ragazza conosciuta a Palermo, che lavora in una bibloteca della capitale. Con Mirella inizierà una tormentata relazione che lo porterà al suicidio. Nicola successivamente riuscirà a rintracciare la ragazza e conoscerà il bambino di suo fratello, Andrea, assieme alla madre, che peraltro rimarrà a Stromboli. Giulia, intanto, viene fatta arrestare grazie a Nicola che preferisce pensarla in carcere piuttosto che ad ammazzare qualcuno: e questo qualcuno doveva essere proprio l’amico carlo. Sara è cresciuta, frequenta la scuola di restauro a Roma. qui incontra quello che diventerà il suo futuro marito. salto temporale: la nonna è morta ed è stata sepolta a Stromboli. tra nicola e il nipote, andrea si instaura un bellissimo rapporto, ma anche tra lo psichiatra e Mirella che si concretizzerà nel finale... la meglio gioventù, omaggio a Pierpaolo Pasolini, che credeva in una gioventù ideale, in una gioventù forse minoritaria, ma viva e presente: essa ci fa sperare in propsettive future migliore di quelle che la realtà quotidiana ci presenta. In una sopcietà in cui la politica è diventato business, strumento di potere e di sopraffazione, modo di stupire e di fare moda, esiste ancora un ideale in cui sperare, che va al di là dell’apparenza. era l’indomani del ferragosto quando ho visto questo film... e Piazza Guidiccioni mi appariva come un’oasi felice, un piccolo angolo di una città di provincia, dove si potesse ancora andare alla ricerca di una giovcentù che c’è, come prova il fatto che la platea fosse gremita e che, addirittura, molti se ne dovessero andar via senza assistere alla proiezione. in questa gioventù bisogna sperare, per sottarrsi ai condizionamenti di quella TV spazzatura che fa audience grazie alle soap -opera e agli spettacoli dove si mira solo a raggiungere un bieco divertimento privo di sensibilità e lontano dalla riflessione.


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