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Agenzie di rating, chi sono?

Scheda informativa su uno dei fenomeni più inquietanti della finanza mondiale

di Emanuele G. - martedì 24 gennaio 2012 - 2770 letture

Da quando la salute di uno stato, o altro organismo, è sottoposta a continua valutazione, le agenzie di rating sono diventate – all’improvviso – protagoniste assolute dell’economia mondiale. Non c’è giorno che non se ne parli. In maniera così frequente da essere un autentico incubo per chiunque. Istituzione pubblica o privata che sia. Molti hanno perso il sonno solo perché le agenzie di rating stanno incollate sulla preda giorno e notte. Questa psicosi strisciante ha senza dubbio influenzato l’economia mondiale nel suo complesso e nello specifico l’attività dei singoli autori. Per certi versi la loro azione assume connotati più invadenti di una guerra classica. E con la certezza di vincere su tutta la linea. Per il semplice fatto di non avere regole standard. Preventivano outlook che magari non arrivano. Colpiscono a freddo quando meno te lo aspetti. Oramai persino i bambini sanno qual è la funzione di queste agenzie.

Chi sono dunque queste terrificanti agenzie di rating? Eccovi alcune informazioni utili al riguardo.

Breve excursus storico

Le agenzie di rating sono sorte a cavallo fra l’ottocento e il novecento. Avevano due compiti principali: valutare gli investimenti pubblici negli Stati Uniti d’America e consigliare le banche quali finanziare. Già in tale duplice funzione notiamo gli aspetti essenziali della loro attività. Influenzare mediante il rating le politiche di investimento sia dello stato federale che degli stati dell’unione. Fungere da collegamento fra le banche e gli investimenti diventando di fatto la “longa manus” delle medesime. Poor’s fallì nel 1941 e fu comprata da Standard dando vita a Standard & Poor’s (S&P’s). Con il tempo hanno allargato i propri orizzonti. Prima di tutto, operando a livello mondiale. In secondo luogo, valutando ogni attore economico in attività sul pianeta: dallo stato, all’ente locale, all’azienda petrolifera, a un programma economico e così via discorrendo. Ai giorni d’oggi la loro rete di rating copre tutto il mondo e valutano su ogni dettaglio economico in fieri. Nulla scappa al loro implacabile controllo.

Gli assetti societari delle tre principali agenzie di rating

S&P’s è controllata al 12,45% da Capital World Investors, al 5,44% da Blackrock, al 4,7% da Harold McGrow III, al 4,3% da State Street, 4,2% da Vanguard Group, al 3,8% da Oppenheimerfunds, al 3,3% da T Rowe Price Associates, al 2,9% da Jana Partners e al 2,3% da Ontario Teachers Pension Plane. Il restante 56,61% è invece controllato da altri minori e dal mercato.

Moody’s, invece, è controllata al 12,47% da Berkshire Hathaway, al 12,3% da Capital World Investors, al 6,6% da Blackrock, al 6,3% dal Davis Selected Advisers, al 5,6% da T Rowe Price Associates, al 3,7% da Capital Research Global, al 3,6% da Valueact Holdings, al 3,4% da Vanguard Group, al 3,3% da State Street, all’1,5% da Executive Manager e al 41,23% da minori e mercato.

Fitch, infine, a differenza delle altre due sorelle “maggiori” non è quotata in borsa ed è posseduta al 60% dai francesi di Fimalac e dalla Hearst Corporation.

Chi c’è dietro le agenzie di rating

Come abbiamo visto nel precedente paragrafo gli assetti societari delle agenzie di rating sono piuttosto eterogenei. Il termine eterogenei assume vari significati e attiene al controllo delle medesime. Un’agenzia di rating può essere di proprietà di un’altra società oppure di un azionista singolo. Ma anche di una galassia di azionisti minori o di fondi.

Nel caso di Moody’s, l’agenzia è controllata dal miliardario americano Warren Buffet attraverso la Bershire Hathaway con una quota del 12,47%. Questa società è stata declassata – guarda caso – dalla concorrente S&P’s l’estate scorsa. E’ il caso di dirlo: si fanno i dispetti fra di loro!

Sia Moody’s che S&P’s hanno dei controllori piuttosto invadenti. Si tratta dei fondi statunitensi. Cioè giganteschi contenitori di risorse finanziarie che acquistano e vendono titoli in tutto il mondo a secondo di come gira il vento. Anzi sono loro a far girare il vento spostando immense risorse su più scenari al fine di assicurare un guadagno a chi vi ha collocato quote azionarie. Insomma funzione dei fondi è fare il lavoro sporco. Quello che non si vede. Capirete, di conseguenza, quanto questi fondi siano un formidabile strumento di speculazione. Sono in grado di alterare le dinamiche del mercato e costringono altri attori ad assumere decisioni “forzate”. Ritornando alle agenzie di rating fondi speculativi americani quali Vanguard Group, Blackrock, State Street e T Rowe Price Associates controllano il 29,69 di McGraw Hill – società che possiede S&P’s – e il 31,2% di Moody’s.

Il sistema si completa con le tre grandi banche d’affari americane: Jp Morgan, Morgan Stanley e Goldman Sachs. La loro è una funzione operativa molto subdola. Prima di tutto, tengono i cordoni della borsa delle agenzie di rating, dei fondi e dei proprietari sia delle agenzie che dei fondi. Cioè le risorse finanziarie detenute dai succitati attori sono collocate presso queste tre banche. Si occupano, inoltre, di fornire orientamenti strategici alle agenzie di rating mediante i rispettivi uffici studio. Infine, gestiscono il portfolio dei fondi assicurando loro assistenza e consulenza. Se vogliamo semplificare la questione: le banche sono la testa pensante, le agenzie di rating creano la giusta “atmosfera” e i fondi giocano a fare gli strumenti operativi.

Come si influenza l’economia mondiale

Da quanto delineato sopra si capisce come il sistema agenzie di rating-fondi speculativi-banche d’affari abbia un enorme potere di influenza su l’intero scacchiere economico mondiale.

Ecco come funzionano le modalità mediante le quali si governa da dietro le quinte l’economia. Le banche d’affari hanno precisi interessi e suggeriscono alle agenzie di rating di adottare delle valutazioni pensate a tavolino. Valutazioni che hanno il potere di modificare i parametri economici internazionali. Basta un outlook redatto in un certo modo e il gioco è fatto. Allo stesso tempo le banche d’affari lavorando sulle condizioni di prestito e dei rapporti con le altre banche contribuiscono a preparare il terreno alla speculazione. A questo punto entrano sulla scena del delitto i fondi speculativi che contribuiscono con la loro enorme forza d’urto a condizionare gli assetti economici di stati, di imprese, di programmi di sviluppo e altri strumenti finanziari. Tolgono quando devono minacciare qualcuno. Si dirigono verso porti più seducenti perché sanno che lì guadagnano.

Un meccanismo ben oliato vero? Il problema è che la colpa non è loro. Fanno il loro mestiere. Questo sistema ha assunto dimensioni talmente pericolose da essere in grado di poter dichiarare una guerra senza far ricorso ad armate ed armamenti. Basta sfruttare a dovere gli spread e il gioco viene facile facile. Le lacune gravissime – e concordo con il giornalista Oscar Giannino – attengono alla politica e agli organismi regolatori internazionali. Sono stati fin troppo remissivi nei confronti di un pericolo che già incombeva negli anni ottanta. O hanno preferito voltarsi dall’altra parte. Oppure sono diventati anch’essi strumenti della finanza speculativa internazionale.

Per mia visione non disistimo la libera iniziativa economica. E’ uno dei fulcri della libertà personale. Tuttavia essa – la libera iniziativa economica – non può essere sciolta dal concetto di responsabilità. Una libera iniziativa economica senza limiti fa aumentare le diseguaglianze, crea povertà, altera le dinamiche classiche dell’economia e ridistribuisce le risorse secondo la logica del mero profitto. Un intervento regolatorio è quanto meno auspicabile se non urgente. Ne va degli assetti etici e geopolitici del mondo.


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