Affiliati e affiancati

Disputa lessicale con il maître à penser Denis

di Adriano Todaro - mercoledì 27 gennaio 2016 - 4011 letture

Senato della Repubblica, ore 19 di giovedì 21 gennaio. I senatori votano per essere aboliti. E votano a favore, si sacrificano per il bene dell’Italia. Il presidente Mai Eletto pronuncia il pistolotto finale che sa più di una commemorazione funebre: “Il Paese vi deve gratitudine”. Poi guarda il suo Rolex d’Arabia e se ne va a magnare la ribollita.

Al netto del risultato del referendum, il Senato della Repubblica non c’è più ed io, che faccio parte di questo grande e bel Paese, ringrazio. Hanno votato a favore dell’abolizione 180 senatori e la soppressione non sarebbe passata se non ci fosse stato il voto favorevole di due ex di FI e tre ex leghisti. Infatti, Pd e gruppo di Fronte Alta poteva contare su 158 senatori. Troppo pochi. Ma ecco che irrompe, come l’arcangelo Gabriele, il sorriso sbiancato di Denis con i suoi 17 senatori che militano nel gruppo Ala.

Ora, con i numeri ci siamo: 158+2+3+17=180. Il Paese vi ringrazia. Per cosa non è dato sapere, comunque vi ringrazia. E la minoranza del Pd? Essa associa, al Senato, 23 persone. E cosa hanno fatto? Per essere ringraziati dal Paese è necessario un po’ di sacrificio e così hanno votato a favore. Il Pierluigi da Bettola all’Espresso dichiara che Verdini “è un bel problema” ma, duro e puro, senza se e senza ma, tuona subito dopo: “Non accetterei mai uno snaturamento del Pd”. In realtà non è possibile snaturarlo ancora di più. E’ già snaturato di suo.

Bene, i giochi sono fatti. Qua però s’inserisce un dibattito lessicale che ha per protagonista un grande uomo di cultura, il dentifricio Denis che rivolto ai giornalisti li ha staffilati dandogli anche una lezione di giornalismo: prima di scrivere è necessario sempre verificare. “Mi avete fatto dire – esordisce l’ex macellaio – che sono l’idraulico di Renzi. E che il mio gruppo si affilia al Pd. Invece io ho detto ‘si affianca’, c’è una bella differenza”.

La questione dell’idraulico non l’ho capita troppo, salvo che Renzi abbia problemi idraulici a casa sua e Verdini, come dopolavoro, faccia anche l’idraulico. Comunque, non fa niente. Ciò che il plurinquisito fa risaltare è la differenza che esiste fra “affiliato” e “affiancato”. Ohibò, mi sono detto. Qua è questione fine, da Accademia della Crusca. E sono andato subito a guardare il dizionario e ho scoperto che Denis non poteva essere di certo “affiliato” a Renzi perché lui è “affiliato” solo alla P3, famosa e caritatevole associazione benefica. I giornalisti avrebbero dovuto usare la definizione “affiancato” anche per una questione, diciamo così, visiva. Denis, infatti, è il fondatore di Ala. Avete mai visto voi un’ala affiliata? L’ala è sempre affiancata e, infatti, le ali sono sempre due, una affiancata all’altra.

Risolta la quistione lessicale, i senatori hanno ringraziato la Madonna dei Boschi Fioriti che, a sua volta, ha ringraziato i senatori e tutti assieme hanno ringraziato il Democristiano con i Nei. Poi se ne sono andati a mangiare e, alla fine, hanno ringraziato l’oste che a sua volta ha ringraziato tutti i commensali, anche l’Anna Finocchiaro, quella dell’Ikea, per essersi schierata con Renzi. Anna, una volta, ambiva a diventare presidente della Repubblica. Oggi ambisce e basta.

Intanto la Madonna dei Boschi Fioriti, vestita con i colori anarchici, si è trovata a fianco di Denis. D’altronde lui è affiancato non affiliato. Si sono abbracciati. Lei, ancora una volta, ha fatto un “grattino” sulla schiena di Denis e si sono messi a parlare fitto fitto.

Bisogna dire che Verdini è sì un grande idraulico ma sa anche ascoltare e, soprattutto, consigliare. Non è cosa da poco. Tanto è vero che ha consigliato anche il babbo della Madonna, sapete quello dell’Etruria. “Stai tranquilla – ha detto il canuto e subdolo senatore – ricordati sempre che le colpe dei padri non possono ricadere sui figli”. Lei si è un po’ rinfrancata ma gli è sorto, improvvisamente, un dubbio: ma le colpe dei figli possono ricadere sui padri? Boh! Chi può dirlo?

Poi è ritornata nella sua umile stanzetta, al freddo e al gelo come quando babbo andava a piedi a scuola. Babbo che, intanto, è costretto a far vita da monaco trappista. Esce una volta il giorno, alle sette del mattino e va ad acquistare i giornali. Per non farsi notare, esce in auto non con la sfarzosa Mercedes nera ma con una modesta e anonima Punto grigia. Grigia come la sua faccia. Si è ritirato a Laterina pochi chilometri da Castiglion Fibocchi residenza di Licio Gelli, ma è un caso. Non c’entra nulla con quel bel tomo di Flavio Carboni.

Subito i giornali hanno titolato che babbo era sui “Carboni ardenti”. Titolo scontato e abusato un po’ come quando i giornali sportivi titolano “Vince ma non convince”. Invece babbo, anzi Babbo, non era sui Carboni ma sulla Punto. Al telefono non risponde, non si può intervistarlo, il citofono è muto. Davanti alla sua villa non si può sostare perché subito intervengono i carabinieri. Magari lo vedono quando esce da casa e lo salutano portando la mano al berretto. Chissà perché ai plurindagati va il saluto istituzionale e se io scendo in piazza a protestare a favore della Costituzione, per il lavoro, contro le trivellazioni e via dicendo, invece che salutarmi mi danno una bella ripassata.

Certo, io sono un pirla qualunque, Mica sono Babbo. O, almeno, sono sì babbo ma scritto in minuscolo. Tanti anni fa, un socialista di Bari, Rino Formica, ha definito la politica in modo colorato ed esemplare: “sangue e merda”.

In realtà è fatta anche di affiliati, affiancati, di Rolex, di Carrai, di Carboni, di bermuda invernali, dell’altro Babbo di Rignano, della minoranza Pd, di vicepresidenti di commissioni in cambio di voti, di rimpasto governativo, di derivati occultati, di tasse non pagate ecc.

Ecco, appunto, “sangue e merda”. Soprattutto merda.


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