A sinistra della destra di centro

Ogni settimana nasce una gamba ma il tavolo traballa ugualmente

di Adriano Todaro - martedì 16 gennaio 2018 - 4274 letture

Il capo redattore di girodivite mi ha accordato il permesso, oggi, di scrivere un po’ di più perché siamo in periodo elettorale e ci sono tanti movimenti da descrivere, tanti personaggi che si stanno dando da fare per trovare un posticino, un partitino, un programmino, una coalizioncina, un grappino che li riporti in Parlamento.

La lotta è dura ma, come sempre, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Vi faccio uno “schemino” di come si stanno muovendo i politici che voi andrete a votare. Seguitemi perché è difficile e, per capirci qualcosa, ho dovuto interpellare il ragioniere del terzo piano.

Allora, cominciamo dalle gambe. I partiti italiani, sono gli unici, in tutto il mondo, che hanno le gambe. Prima c’erano i tavoli, ora le gambe. Ogni giorno c’è una gamba in più, atta a sorreggere questo o quel partito. Cominciamo da quelli seri. Quindi da Lorenzo Cesa che si picca di essere la quarta gamba del centrodestra e che, in una recente intervista, si è autodefinito uno che “ha naso”. In realtà a naso è messo bene e anche a guai giudiziari: nel 1993 è stato prescritto per concussione. Ricordo, però, che unico Paese al mondo, la prescrizione in Italia vale come assoluzione. Con lui, a far da gamba, ci sono fior di politici come Lupi, Tosi, Fitto, Romano e, l’inaffondabile Mastella. La lista si chiamerà “Noi per l’Italia”. Il loro programma? “Costruiamo una forza per rappresentare il ceto medio, le famiglie, il risparmio, la proprietà, le piccole e piccolissime imprese, gli artigiani, i commercianti, le partite Iva, i professionisti”. Manca solo la donna barbuta. E mancano, naturalmente, gli operai che tanto non contano nulla.

Un momento. Si fa presto dire “quarta gamba”. Ecco che irrompe Matteo, quello delle felpe del Nord, il Salvini della situazione, che fa una dichiarazione chiarissima: “Penso che il governo possa reggersi su tre gambe”. Salvini, si sa, è un fisico bestiale e sfida tutte le leggi della fisica e non solo. Anche dell’intelligenza.

Intanto nasce anche una gambetta di sinistra per merito della ridanciana Beatrice. Dante, non c’entra nulla, anche se, in realtà, un nesso c’è. Secondo quelli che hanno studiato a fondo la Divina Commedia, il Sommo si era innamorato di Beatrice che però è un nome fittizio e, secondo la lingua provenzale, significa “colei che rende beati”. E chi c’è più beato di Beatrice Lorenzin che se la ride sempre? Avete mai visto una foto di Beatrice che non mostra i 32 denti? Comunque questa ilare signora, classe 1971, è inverosimilmente ministra della Salute. Sarà per questo che è dal 2013 che, in fatto di salute, peggioro. Andiamo avanti, però, perché questi sono problemi solo personali. Dunque, la gambetta di sinistra è coerente con il personaggio. Proviene, infatti, da Forza Italia, poi deputata Pdl, poi con Angelino Fronte Alta. Talmente di sinistra che a un certo momento appoggiò Alemanno come candidato sindaco di Roma. Sempre, comunque ministra, anche con Letta, Renzi, Gentiloni. Ora, orfana del siciliano, ha pensato bene di farsi un partitino personale chiamato “Civica Popolare”. Con lei ci sono i “più migliori” dei politici italiani cominciando da Casini Pier Ferdy che si è sacrificato e ritorna per noi.

Perché un nuovo movimento? “Per la costituzione di una forza politica di ispirazione popolare europeista e riformista, per fronteggiare ogni deriva populista e proseguire sul sentiero della ricostruzione civile, sociale e materiale del Paese”. Scusi ministra, non ho ben capito. Vuole essere più chiara? Quali gli obiettivi? “Obiettivo fondamentale – rileva – sarà combattere le crescenti disuguaglianze; risollevare la condizione sociale ed economica del ceto medio; sostenere le famiglie e le imprese. La lista si pone perciò a sostegno dell’area politica che ha supportato fino in fondo i governi di questa legislatura”. Traduzione: non faremo un cazzo, come ora! Pur tuttavia una chance l’hanno. Infatti, per fronteggiare ogni deriva populista, ci mettono Fabrizio Cicchetto che essendo stato nella P2, se ne intende; per la costruzione civile, sociale e, soprattutto, materiale ci mettono il Galletto Valle Spluga Mai Grasso che essendo stato ministro dell’Ambiente, è molto competente. E poi il messinese Gianpiero D’Alia, Andrea Oliviero, Lorenzo Dellai e uno con le idee chiare, Ferdinando Adornato. Infatti, è stato nel Pci, nel Pds, Alleanza democratica. Poi si è fermato a riposare ed è stato Indipendente non si sa bene da che cosa. Poi ha ripreso con Forza Italia, con l’Unione di Centro e con Centristi per l’Europa. Ci voleva anche uno dal cognome importante ed hanno scelto il nipote di De Mita, Giuseppe. Bene, non manca nessuno? Ah, no. Ancora uno: Ignazio Messina, segretario del fu partito di Di Pietro.

Tutto il percorso della spensierata Beatrice è improntato da un comportamento di sinistra. Nel corso degli anni ha espresso la sua contrarietà alla legalizzazione delle droghe leggere, all’estensione del diritto al matrimonio in favore delle coppie dello stesso sesso, alla possibilità di adottare dei figli o avere accesso alle pratiche di fecondazione assistita e favorevole a rendere la gestazione per altri reato universale . E poi ha inventato la prima campagna di sensibilizzazione alla fertilità il cosiddetto "Fertility Day", che ha ricevuto, da più parti, l’accusa di razzismo. E, forse, ha inventato anche i vaccini.

Qua c’è un problema con il simbolo perché la Beatrice ridente voleva la Margherita che però appartiene a un altro gigante politico italiano: Francesco Rutelli. Allora, la garrula, ha scelto una peonia ma, se mi capite, ridente anch’essa. Non mi trovo d’accordo con questa scelta. Meglio sarebbe stato un crisantemo. Che è sempre una margherita dai 16 petali e nei Paesi anglosassoni, il crisantemo, è ancora oggi il simbolo di gioia e vitalità. Quindi, di Beatrice.

Ancora una gamba è rappresentata dal Centro democratico chiamato così per differenziarsi dal Centro antidemocratico, dal Centro razzista, dal Centro per l’impiego, dal Centro città. Il leader, diciamo così, è Bruno Tabacci, vecchio democristiano di rito demitiano. Era l’amico del fu grande leader Tentenna Pisapia e ha cambiato almeno otto raggruppamenti. Appoggiò anche Silvio, così per non farsi mancare nulla. La peculiarità, però, di questo raggruppamento è la generosità. E siccome la Bonino Emma non riusciva a raccogliere le firme per presentarsi, generosamente Bruno Tabacci gli ha offerto di presentarsi nel suo Centro democratico. Ma che c’incucchia la radicale con il vecchio marpione democristiano? Nulla. Come si dice sempre, è necessario trovare le cose che ci uniscono piuttosto che le cose che ci dividono. Qua l’unica cosa che li unisce sono le poltrone. Comunque anche questo moncherino di gamba dovrebbe sorreggere il decadentista Renzi.

Bene, finito? Veramente ci sarebbero i 5 Stelle. Qua ci sono in predicato anche i nomi di due importanti giornalisti: Gianluigi Paragone e Vittorio Carelli. Il primo è stato direttore del quotidiano della Lega La Padania e ha diretto anche Libero prima di essere promosso in Rai. Il secondo, Emilio Carelli, proviene da Studio Aperto e TG5 Mediaset. Poi va a dirigere Sky TG24.

Come si può notare personaggi nuovi, vergini dal punto di vista politico. Il 4 marzo ‘so cazzi vostri!


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