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100 passi verso il 21 marzo

Appuntamento a Messina di Libera presso l’Istituto Comprensivo G. Catalfamo per parlare di mafia, evento propedeutico alla Giornata della Memoria e dell’Impegno che si celebrerà il 21 marzo

di Piero Buscemi - mercoledì 12 febbraio 2020 - 2669 letture

E’ quando si ha occasione di ascoltare diverse testimonianze, frutto anche di esperienze personali, di sensibilizzazioni condivise verso una società migliore, di voglia di ribellione culturale da trascinare nelle piazze e da farsi trascinare nei dibattiti, solo anche per urlare al mondo la propria opposizione all’accettare passivamente l’infiltrazione mafiosa nella nostra vita, che si comprende la drammaticità di questo fenomeno sociale, come lo definì Giovanni Falcone.

Questi gli spunti salienti che hanno ravvivato l’incontro dibattito con Libera di Don Ciotti, portavoce storico di questa associazione di idee alla quale molte realtà locali della società civile della città peloritana hanno voluto manifestare il proprio appoggio. L’evento si è svolto in un quartiere "particolare" della città di Messina, quel S. Lucia, protagonista spesso della cronaca nera locale. E’ proprio da queste realtà, difficili tanto per usare un eufemismo, che spesso nascono quei movimenti spontanei che rivendicano un vivere che sia normalità, dove il ricatto, l’estorsione, la minaccia e le centinaia, migliaia di sbandati, nuovi figli dello spaccio e dell’alienazione che la droga continua a mietere nei quartieri spesso identifica ingiustamente un’intera comunità.

Non basta dire no. Come ha voluto sottolineare lo stesso Don Ciotti. Occorre rimuovere dalle menti e dai comportamenti quotidiani della parte sana delle città quella cultura del non dire, dell’osservare da lontano fenomeni traviati che ci illudiamo non ci appartengano. Basterebbe guardare oltre la nostra distratta vita quotidiana e rapportarci con quello che sarà il futuro delle nuove generazioni, in poche parole dei nostri figli, per comprendere la necessità di trasformare un omertoso atteggiamento da semplici osservatori, in una doverosa esposizione delle proprie idee.

Un giovane studente, rappresentante del sindacato Uds con semplici parole ha evidenziato come, ancora oggi nel 2020, la maggior ritrosia verso un percorso comune contro la cultura mafiosa, è espressa proprio da quelle istituzioni che hanno il compito di educare il giovane a sognare, quanto meno, una società migliore di quella ereditata. Professori, presidi e chiunque professi nella comunicazione, prima ancora che nell’educazione, spesso restano prudenti davanti all’entusiasmo e il coraggio dei ragazzi a gridare il dissenso contro un sistema che controlla le nostre vite, che sceglie chi far lavorare e chi no, che umilia onesti commercianti con il pizzo, che uccide e condiziona anche i più semplici ed insignificanti atti quotidiani, senza scrupoli.

Rassegnarsi a tutto questo equivale a decidere di vivere un’intera esistenza nell’ombra. Don Ciotti ha ribadito, durante il suo intervento, di come la mafia ha scelto la tattica adottata negli ultimi anni del silenzio. Quella che ha illuso molti, anche coloro a cui è convenuto che questo messaggio risultasse così fuorviato, che il fenomeno mafia fosse un argomento obsoleto o ridimensionato. La mafia è più forte e più integrata nella nostra società di quanto si creda. Opera nel sottosuolo sociale, cercando di non essere mai troppo appariscente. Quasi non spara più, se non nelle occasioni delle piccole faide locali e gli stessi organi di informazione, oggi più che in passato, preferiscono dedicarsi ad altri argomenti, piuttosto che evidenziare una piaga sociale che si nutre della nostra indifferenza, della nostra rassegnazione e di quei traffici illeciti che, in ogni caso, sviliscono irrimediabilmente i nostri rapporti sociali.

L’evento, propedeutico alla Giornata della Memoria e dell’Impegno che si terrà a Palermo il prossimo 21 marzo, ha visto la partecipazione di diverse associazioni messinesi, tra le quali citiamo Addiopizzo e la sezione messinese di Libera. Il messaggio trapelato a più voci è quello di mantenere unite le varie realtà votate alla legalità e di continuare un percorso comune che possa coinvolgere sempre più persone. Da parte nostra, possiamo solo aggiungere l’invito a guardarsi intorno, nella propria piccola comunità di appartenenza, nei rapporti umani, nelle vicende che interessano anche le più piccole cose di ogni giorno e prendere coscienza che la mafia è proprio in questi piccoli dettagli che si infiltra e si annida, per non uscirne più. Non è più tempo, forse non lo è stato mai, per permettersi il lusso di non schierarsi.

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