10 milioni di Euro sottratti alla ricerca e alla didattica. Chi paga?

Questioni aperte sulla Torre biologica e su altre strutture di Unict

di Alberto Giovanni Biuso - martedì 17 gennaio 2017 - 5374 letture

Un documento del CUDA sul passato e sul presente dell’Ateneo di Catania.

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I programmi dei candidati alla carica di Rettore dell’Ateneo di Catania sono inevitabilmente e giustamente intessuti di ottime intenzioni riguardanti l’avvenire e le azioni da intraprendere. Il futuro, come tutti sappiamo, è però figlio del presente e del passato. E il passato/presente di Unict è fatto anche di notizie come quelle che riguardano il controllo effettuato dal Genio civile di Catania su spese molto consistenti effettuate nell’era del Rettore Recca e del Direttore Generale Maggio. Un ampio articolo di MeridioNews ne dà conto.

In sintesi, si tratta del fatto che a seguito delle irregolarità dell’era Recca-Maggio (varianti, spese tecniche, sub affidamenti, ecc.), l’attuale Direzione generale dell’Ateneo (Portoghese) è stata costretta a segnalare all’Assessorato Attività Produttive che è stata accantonata una somma non dovuta pari a € 8.704.510,06 (con nota del 18/11/2016 n. 138299). Con una seconda nota (del 13.01.2017 n . 3596) la Direzione generale è stata parimenti costretta a portare a conoscenza del Ministero che un’ulteriore somma di € 1.696.380,00 ( di cui variante -€ 1.173.376,63 e spese tecniche Studio Valle -€ 523.003,37), che era stata stornata sul progetto Brit, viene accantonata per la restituzione. In totale, a seguito dell’insieme delle numerose irregolarità contestate, l’Ateneo perde più di 10 milioni di euro. Una cifra di per sé molto consistente, che diventa enorme se si pensa a che cosa si sarebbe potuto realizzare con questi 10 milioni di euro.

È doveroso quindi chiedersi chi ha autorizzato questo gioco di varianti, chi ha elaborato e approvato progetti che - parrebbe - sarebbero stati ab ovo insufficienti, carenti, o altro. E’ casuale o altrimenti privo di significato che, in molti casi, il RUP (Responsabile Unico del Procedimento prescritto dalla legge, e figura centrale in questi casi) sia il medesimo? Che differenza c’è tra subappalti e subaffidi e, nuovamente, è casuale che spesso si sia utilizzata questa seconda procedura che, anche nominalmente, sembra meno trasparente e più fiduciaria? Si sono finanziate voci di spesa non finanziabili o elargiti incarichi fiduciari per i collaudi? Quali dirigenti ed, eventualmente, quali docenti del nostro ateneo hanno operato all’interno di queste procedure e possono oggi dare un contributo di chiarificazione e comprensione a beneficio dell’intera comunità accademica?

È doveroso insomma chiedersi adesso chi pagherà per questi errori, i cui effetti colpiscono indistintamente tutta la comunità accademica e soprattutto -come sempre- i più giovani. Quanti Dottorati di ricerca, infatti, si sarebbero potuti finanziare con parte di tale cifra? Quanti progetti avrebbero potuto essere sostenuti? Quale concreto miglioramento delle strutture -fisiche e logistiche- se ne sarebbe potuto ottenere?

Mentre alcuni candidati alla carica di Rettore enfatizzano la posizione negativa dell’Ateneo di Catania in varie classifiche -i cui criteri di compilazione, va detto, sono spesso comunque discutibili- sarebbe opportuno e necessario chiedersi quanto e come abbia inciso su tale collocazione la perdita di simili risorse finanziarie. E trarne quindi la conclusione che senza una netta discontinuità rispetto alle pratiche amministrative del rettorato del collega Antonino Recca, ogni altra dichiarazione risulta manchevole. E forse sta anche qui una delle ragioni della “guerra santa” che è stata scatenata contro il collega Giacomo Pignataro, sino a costringere l’Ateneo a nuove elezioni prima della scadenza naturale del suo mandato. Forse la ragione – pensano ormai in molti - sta anche nel modo in cui sono stati pensati gestiti, finanziati i progetti della Torre biologica, del Polo tecnologico di Ingegneria, del Polo didattico di Giurisprudenza…

Questioni, come si vede, assai concrete. Attendiamo sereni le risposte a queste inevitabili domande sul passato e quindi sul futuro dell’Università di Catania.

CUDA (Coordinamento Unico di ricercatori, docenti, Pta e studenti di UNICT)

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